Between Arroscia and Tanaro valleys (Italy)In bilico tra la Valle Arroscia e la Valle Tanaro

It's Sunday and it's Easter but It's six months away from my motorbike too. Honestly to much for me to sit around a table eating.

It's a sunny day and the sky is so blue that this holiday day has filled the road of turist. The common sense in these day says to stay away from the road and the heavy traffic too but again, I can't resist.

I leave home at 11.30 as usual. The Vee is loaded, just few things, a second layer for the jacket water and a sandwich. It's holiday today and I don't think to find any coffee bar open on the road. The coast road between Laiguelgia and Alassio is full and busy. I overtake cars over over again in the 2 miles from the Aurelia Bis road where I finally can leave the coast and climb up on the Albenga valley on the SP483. I leave behind the small villages of Borghetto D’Arroscia, Pieve di Teco, Pornassio and I stop a moment on top of the Nava peak. No one around. no cars, no people. No traffic on the road every corner is so smooth I really enjoy. here at the Nava peak the air is quite chilly even with the sun and the all the mountains around are white on the top thanks to the snow from the last night. Fantastic views. A little bit distracted I notice that I have missed the narrow road on the left to go up the mountain. The GPS doesn't help. "Where are we?" it says. Great!. I turn back and I find it. It's really narrow and It goes up through a green and magically forest. Still no one around but the road is wet, the sun beams don't reach the ground in the middle of these taller trees. Better slow down a bit.

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After few miles I have to stop again for another shot. The view is amazing, like the silent. The wind blows gently and it moves soft white clouds and a couple of storms from a peak to another.

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I jump on the bike again and I move to Monesi a famous skii village. No one in the main square and the coffee bars are all closed as aspected. No coffee breaks but the view is way better.

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I leave Monesi and I reach to Briga Alta, it's one the italian village  with less citizen. It's a little bit chilly. I start to feel the low temperature.

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I ride down the peak to Upega and then Ormea. and then a long side the river Tamaro. The mountains around are so spectacular that I have to stop every miles for a shot.

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I stop under the Mongioe mountain. It's amazing as usual whith any weather. Today with this blues sky is even better. 2.630 meters on the sea level. Its rock dominates the valley.

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Unfortunately the afternoon is almost over and weather is chaning. At Garessio the wind become stronger and colder. Dark clouds appears on San Berrnadino peak. It doesn't promise nothing good. Time to cut down the route. I really want to go on but I think it's time to go back home I don't want to get rain. I ride down to the coast again where I find again the sea and the heavy traffic I manage to escape from. A great ride again. Thanks vee.

 

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Se fosse Pasqua ogni domenica, noi motociclisti non avremmo bisogno del paradiso.

E’ vero, è la domenica di Pasqua, ma sono anche sei mesi senza moto e una strada da percorrere. E questa rara giornata di sole onestamente è una tentazione che va ben oltre un agnello pasquale al forno con patate. Almeno per me.

C’è un problema però: Pasqua, appunto. Il sole e il cielo blu limpido di oggi, inevitabilmente, riverseranno sulla costa una valanga di vacanzieri. Molti dei quali già arrivati da Venerdì. Il buon senso direbbe di evitare le strade in queste giornate e ripiegare sull’agnello sacrificale ma non resisto proprio. Se rimango alla larga dalle costiere forse…

Partenza sul… tardi. 11.30. E’ un classico. Carico velocemente la Strommina e via verso Alassio. Strade costiera intasata. Milioni di macchine e villeggianti. Sorpasso e sorpasso ancora fino all’imbocco dell’Aurelia Bis, e qui il traffico allenta la morsa. Poi via su verso la vallata di Albenga sulla Provinciale 483. Passo in sequenza Borghetto D’Arroscia, Pieve di Teco, Pornassio fino al Colle di Nava. Senza fermarmi. Le curve sono troppo divertenti, la strada poco trafficata e la Strommina agile e galvanizzata dalla splendida giornata. Dopo sei mesi di garage vorrei ben vedere.

Al colle di Nava, l’aria si fa più fresca, intorno ai 12 gradi. E le cime attorno sono spruzzate di neve. Quasi nessuno in giro, a parte noi motociclisti. Passo la stradina che sale alla mia sinistra senza accorgermene. Cazzotto al GPS che si sveglia: “n’do stiamo?” mi dice. Andiamo bene!!

Inversione e salita, lenta e regolare tra alberi fittissimi verso la cima del monte Fronte’. La strada e asfaltata ma i raggi del sole tra questi alberi faticano ad asciugare l’umidità della notte. Meglio aumentare la prudenza.

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Dopo una manciata di km mi fermo per l’ennesima foto. Le montagne innevate fanno da cornice. Mi accorgo che non ho incontrato ancora nessuno. Niente macchine, niente traffico. Un silenzio incredibile. C’è solo il vento che fa viaggiare delle soffici nuvole bianche e un paio di temporali da una cima all’altra.

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Riparto e arrivo a Monesi, stazione sciistica. Ma è scoppiata un’epidemia? Non c’è nessuno. Nemmeno nella piazza. Naturalmente e tutto chiuso, niente caffe, pazienza, ma il silenzio e la vista sono più che sufficienti.

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Non riesco a star fermo, riparto le stradine deserte nella valle sono uno spettacolo. Arrivo a Briga Alta, uno dei comuni meno popolosi d’Italia. Salgo nella Alta valle Pesio e Tanaro. Ai bordi ancora della neve. fa un po’ freddino.

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Scendo ad Upega e via fino ad Ormea passando per Viozene. Strada letteralmente deserta che costeggia il fiume Tanaro. Uno spettacolo le montagne tutto attorno e divertente la strada dolce e sinuosa.

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Mi fermo per una sosta d’obbligo sotto al Monte Mongioie. I suoi 2.630 metri di roccia calcarea sono sempre uno spettacolo affascinante, soprattutto con questo cielo blu.

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Pomeriggio sta per finire, e il tempo invece sta per cambiare. Arrivo a Garessio e il vento diventa più insistente e molto più freddo. Intravedo grossi nuvoloni neri avvicinarsi velocemente al colle del San Bernardo. Non promettono niente di buono. Decido che è meglio accorciare il giro e tagliare per il colle e poi giù per Albenga. La voglia di proseguire è tanta ma non voglio rischiare di prendere pioggia. Rientro e arrivo sulla costa dove ritrovo il sole e il mare ma anche il traffico la confusione da cui inaspettatamente era riuscito a scappare.

 
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A very quick ride in Maritime AlpsQualche km tra le Alpi Marittime

The first few miles of the new motorbike season. I landed saturday night in Italy and today, Sunday, I couldn't resist to the fantastic sunny day even if the morning has flown away. Just after lunch I jumped on the vee and rode up to the top of Colle del San Bernardo and down to Garessio.

Colle San Bernardo - Garessio [2]

Colle del San Bernardo - Garessio [3]

Then I stopped in Ormea for a quick coffee e to fill the tank. Then I rode to Nava and Pieve di Teco. The day was near to the end, but I decided to took a very narrow and empty raod in the middle of the forest up to the Colle San Bartolomeo and then down to Cesio. Here another narrow road tempted me. I rode up on top of the Ginestro pass and then down to Testico where I met again the blue sea in front of Alassio. Just 145 km, but a very good start of the riding season.

Alassio

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Sono i primi km della stagione motociclistica. Arrivato sabato sera in Italia, questa domenica, visto lo splendido sole, non ho saputo resistere nonostante la mattina il tempo sia volato via in altre faccende. Appena finito il pranzo però, sono salito sulla Strommina che grintosa e felice mi ha portato prima a Garessio, passando sul Colle del San Bernardo,

Colle San Bernardo - Garessio [2]

Colle del San Bernardo - Garessio [3]

Poi a Ormea per una veloce sosta caffè e benzina, e infine giù verso Nava, e Pieve di Teco. Qui anche se il breve pomeriggio stava per finire mi sono avventurato su per una stretta stradina asfaltata, completamente deserta in mezzo ai boschi, che prima mi ha portato sul Colle San Bartolomeo per ridiscendere a Cesio e poi sul Ginestro per ridiscendere a Testico e rivedere il mare ad Alassio. Solo 145 km, che però hanno sgranchito sia me che la Strommina.

Alassio


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Il Volto megalitico di Borzone

Stranamente questa volta il giretto estivo in moto di fine settimana non nasce davanti al computer a leggere report di altri mototuristi o sorvolando ad alta quota qualche sperduta località in Google map, ma semplicemente seduto sul divano, davanti alla televisione. E devo dire che il solo fatto di ritrovarmi davanti alla televisione è già una cosa che sconfina dallo strano al preoccupante.

Ma a parte la mia sanità mentale, su cui si potrebbe dibattere per ore, la tv, e la trasmissione che sta per iniziare, ci mettono meno di una manciata di secondi per rapirmi completamente…

Il Volto megalitico di Borzone – Megalithic face in Borzone (Italy) from Luca on Vimeo.

Finita la trasmissione mi fiondo al mio fedele computer con due sole domande nella mia testa: dove diavolo è Borzone? E quale strada devo fare per arrivarci? Due sole domande che però, dato il periodo dell’anno, moltiplicano i pochi, flebili dubbi che iniziano a farsi largo.

Tra Laigueglia (Riviera ligure di ponente) e la valle Sturla (Riviera ligure di Levante) ci sono 146 km di autostrada. Pochi, ma che possono diventare tanti in un sabato di fine Luglio in una regione turistica come la Liguria, attraversata da una sola autostrada. Poi c’è il tempo. Da tre settimane ormai il sole manca all’appello, al contrario delle piogge. Faccio fatica a ricordarmi un Luglio cosi freddo e brutto.

Dopo un paio d’ore di ricerche in internet, ho l’itinerario pronto. I dubbi li lascio per il giorno dopo.

E il giorno dopo, sabato, magicamente vengono spazzati via in un baleno. Il tempo oggi regge anche se po’ nuvoloso, ma nel levante la situazione è migliore anche se non proprio in linea con il mese estivo. Anche il traffico sull’autostrada A10 da Ventimiglia a Genoa sembra meno schizofrenico, oserei dire quasi assente. E’ tardi sono le 9.45 ma ho tutto pronto. Il bauletto e carico, la borsa serbatoio anche, la strommina si è già rifornita. Senza pensarci su prendo il casco e al solito grido “adesso o mai più” mi fiondo in garage e parto.

Imbocco la A10 ad Andora e dopo un ‘ora e mezza, con qualche rallentamento a Spotorno e Genova, esco a Lavagna dove il sole gioca a nascondino e la temperatura è più da primavera inoltrata che da estate torrida. Abbandono la costa, e il GPS mi guida veloce e agile, prima sulla Provinciale 33 e poi sulla 225, attraversando Moggia, Cogorno, Rivarola e Carasco, e costeggiando il fiume Entella, su per la valle.

A Carasco prendo la provinciale 586 e passo in successione: Santa Maria di Sturla, Terrarossa e Borgonovo Ligure.

Val Stura verso Borzonasca 

Val Stura strada per Borzone

Val Stura veduta da Borzone

All’ingresso del paese di Borzonasca intravedo la stretta stradina sulla destra con l’indicazione per l’abbazia di Sant’Andrea, la prima tappa. Salgo per quasi tre km in stretti tornantini e più di una volta mi fermo confuso, credendo di aver sbagliato strada. Il GPS si è offeso per la mia deviazione a Borzonasca, non appena ho visto il cartello, e adesso e muto come un pesce. Intorno solo fitti boschi. Proseguo su, e ancora più su fine a che la stradina diventa ina-ina-ina e appare il cartello “Abbazia”. La freccia indica di infilarsi tra un paio di sperdute abitazioni che secondo il minuscolo cartello sono Borzone, la frazione di Borzonasca. Scendo titubante sperando di trovare un posto abbastanza largo da poter far manovra. Giro lo strettissimo tornantino e oltre il muro in pietra mi appare davanti l’abbazia di Sant’Andrea.

Abbazia di Sant'Andrea - Borzone

Come un guardiano, un cipresso enorme, si staglia davanti il complesso. Scendo lentamente la stradina e parcheggio attaccato al muretto del sagrato per rovinare il meno possibile l’idilliaca scenografia. Un cartello sotto l’imponente albero spiega che la sua età stimata è di 600 anni e che è annoverato tra il patrimonio delle piante monumentali della Liguria. Mi ci fermo sotto e provo a immaginare quanti volti possa aver visto e quanti passi abbia ascoltato.

Mi aggiro un po’ furtivo. Sono l’unico in giro, il posto e veramente sperduto e regna sovrano il silenzio, un luogo di preghiera unico. Unico anche per le soluzioni architettoniche e costruttive utilizzate che ne fanno uno dei più importanti patrimoni storici e architettonici della Liguria.

“Nel luogo in cui sorge l’abbazia di Borzone, in Val Sturla, i Bizantini eressero al tempo della “guerra gotica”, nella prima metà del VI sec., un baluardo difensivo sede di un distaccamento militare, a presidio di un itinerario transappenninico che dalla regione rivierasca conduceva in Val Padana. Quando e da chi sulle rovine della fortezza bizantina fu edificata la chiesa con annesso monastero col titolo di Sant’Andrea continua ad essere motivo di incertezza e discussione storica. Due documenti anche se controversi storicamente attesterebbero la presenza di un nucleo a Borzone di antica data: il primo è del 774 in cui Carlo Magno delimitando la giurisdizione del monastero di Bobbio cita Borzone, e il secondo è del 972 in cui Ottone I riconferma la giurisdizione di Bobbio citando espressamente “il monastero e la villa di Borzono“. Un documento certo che menziona il monastero di Borzone è tuttavia una bolla dell’11 aprile 1120 di papa Callisto II (1119-1124) che ne conferma il possesso all’Abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. In un  altro documento notarile del 1128 il monastero di San Siro a Genova riceveva una pensione dal “monastero di Borzone” di “denarios sex Bruniatenses”.

La chiesa originale di forma rettangolare era praticamente priva di finestre e di affreschi. I muri esterni corrispondono, con poche modifiche, alle murature originali, fatte di pietre e mattoni.

Abbazia di Sant'Andrea - Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - lato ovest Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - campanile Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - campanile Borzone 3

Abbazia di Sant'Andrea - sacrestia Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - croce Borzone

Mi aggiro nel piccolo chiostro-giardino tra il profumo di splendide rose e immagino i monaci nel medioevo che in silenzio, in fila indiana attraversavano questo luogo per recarsi in chiesa a pregare.

Abbazia di Sant'Andrea - chiostro Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - chiostro Borzone

 

Faccio una visitina veloce anche dentro la chiesa dove si notano meglio le aggiunte effettuate nei secoli che si contrappongono ai muri originali.

 

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 3

Soddisfatto e ritemprato, lascio questo sperduto e affascinante luogo di storia e mi rimetto in sella, facendo a ritroso la stradina fino alla deviazione con il cartello in legno “Volto megalitico”. La strada sale subito ripida e stretta sulla collina. Nello specchietto vedo ancora l’abbazia solitaria incastonata nel verde.

Abbazia di Sant'Andrea - panoramica Borzone

Non incontro nessuno, ne persone ne veicoli. Sembra veramente di essere fuori dal mondo. Proseguo lentamente sapendo che il volto megalitico è scolpito sulla roccia a picco sulla stradina che sto percorrendo e che quindi non dovrebbe avere una zona dedicata. Mi auguro di non passarci davanti senza saperlo. Ma senza spiegarmelo sento di essere arrivato. Una curva e subito dopo, al bordo della stradina, una piccola panchina, un tavolino rotondo con una mappa della zona e il cartello con una freccia rivolta verso la montagna.

strada verso il volto megalitico 

sotto il volto megalitico

Sul versante della montagna, tra gli alti alberi e i fitti cespugli si apre alla vista un costone di rocce, è li che il volto mi appare. E’ incredibile quanto sia grande e i lineamenti ben visibili. Parcheggio al lato della strada e rimango con il naso all’insù in completa estasi ad ammirarlo. Scolpito nella roccia della montagna con i suoi 7 metri di altezza e 4 di larghezza è la scultura rupestre più grande d’Europa e forse la più grande del mondo. Non lascia indifferenti anche per la posizione in cui si trova, praticamente inaccessibile. Domina la valle, ma se non fosse stato per un ordinario sopralluogo compiuto dal signor Armando Giuliani, assessore del comune di Borzonasca, nel 1965, forse sarebbe rimasto nascosto dalla vegetazione per chissà quanto ancora. Subito dopo la scoperta si pensò che l’enorme scultura fosse opera dei frati che vivevano nel convento annesso alla vicina abbazia. Recentemente però alcuni studiosi e archeologi ne hanno spostato la datazione alla preistoria, attribuendo il volto al Paleolitico superiore (da circa 20.000 a 12.000 anni fa).

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Dal vivo si nota anche che alcune parte del volto sono in rilievo, altre in negativo ma l’effetto della rappresentazione resta uguale. Se si guarda attentamente a sinistra si vede uno spicchio di luce che filtra dal retro della roccia, come se fosse stata lavorata anche l’intera parte superiore, un copricapo? i capelli?

Certo che più guardo questo misterioso volto nella roccia e più la mia curiosità cresce. Chi lo ha scolpito? e perché? chi dovrebbe rappresentare quel volto? come hanno fatto a scolpirlo lassù. Prima che le domande e la curiosità mi mandino in tilt il cervello tiro fuori il pranzo. Sono quasi le 2 e sono abbastanza lontano dal primo paese. Sarà meglio mettere sotto i denti qualcosa e quale posto migliore che seduto sulla panchina sotto i suoi occhi.

sotto il volto megalitico 1

Un ultima foto e riparto ripercorrendo la strada verso Borzonasca dove imbocco nuovamente la provinciale 586. Passo velocemente Brizzolara, Bertigaro. Appena dopo Cabanne faccio una deviazione prendendo una piccola stradina che sale sulla collina. Dopo poche centinaia di metri un gruppo di viandanti, con piccoli al seguito, mi da l’ok per transitare…

strada per Villacella

ringrazio, saluto e mi inerpico sulla dissestata stradina. Un paio di km e arrivo alla fine della via, direttamente nel piccolo borgo di Villacella. Scatto alcune foto alla bella chiesetta e ai resti del mulino e ridiscendo.

chiesa di Villacella

A Cabanne lascio la valle del torrente Aveto e salgo sulla collina transitando sul passo del Fregarolo (1203m.) e scendo nella valle del fiume Trebbia, adiacente. per ritrovarmi a Ponte di Canale. I verdi paesaggi, da montani tornano ad essere collinari e il traffico più cittadino. Scatto le ultime foto…

Valle Trebbia

Valle Trebbia 2

e poi punto decisamente verso Genova dove imbocco l’autostrada per casa. Questa volta i rallentamenti dei vacanzieri li becco tutti. Riesco a chiudere la Strommina in garage solo verso le 19, dopo circa 400km. La piccola, come sempre, si è comportata benissimo. Strade veloci, lente, dissestate o meno, lei non ha mai battuto ciglio!

Un giro che mi sento di consigliare a tutti, appassionati o meno di storia e misteri. La valle Sturla, la valle Aveto e la valle Trebbia meritano una gita in moto.

Questo è il percorso fatto


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I fortini del Col di Tenda

Mi alzo a fatica. E’ Sabato ed è stata una settimana di lavoro a dir poco pesante, oltre che stressante. Barcollo un paio di volte ma riesco a raggiungere il salotto e ad avviare il computer. Con un sonno pazzesco e gli occhi semi chiusi controllo su internet le previsioni del tempo per la giornata dalle parti di Limone Piemonte.

Non un granché’ purtroppo. Nuvoloso e qualche sito si sbilancia anche: Temporali sparsi sulle alpi marittime francesi. Un paio di webcam scovate a Limonetto e zone sciistiche limitrofe confermano il tempo incerto. Rimandare ancora non se ne parla. E’ dall’anno scorso che questo benedetto itinerario tra i fortini del Col di Tenda, gira e rigira per il computer senza che abbia avuto modo, per un motivo o per un altro, di caricarlo sul GPS e poi caricare me stesso sulla moto e partire. Aspettare domani, domenica, è un no tassativo. Siamo a Luglio e le domeniche sono un pericoloso e noioso via vai di macchine italiane e francesi su quelle strade.

Guardo il casco pensieroso…poi la macchina fotografica, che mi strizza l’obiettivo e infine il GPS. O adesso o mai più.

Colazione veloce, e poi infilo nella borsa serbatoio e nel bauletto quattro cosette per le piccole evenienza con attenzione alla tuta antipioggia e a uno strato termico per i pantaloni estivi, dato che il tempo sarà piuttosto  incerto lassù, e poi via.

Imbocco l’autostrada E80/A10 verso Ventimiglia dopo aver rabboccato il serbatoio della Strommina. Sono le 9 passate e, a parte il caldo, l’autostrada e poco trafficata. In meno di 30 minuti sono a Ventimiglia dove prendo la Statale 20 (E74) che sale verso nord costeggiando il fiume Roia. A San Michele tiro dritto e passo il confine. Sono in Francia. Ancora poco traffico. La statale 20 diventa quasi subito D6204 francese. Il sole qui tiene ancora. Mi lascio alle spalle Breil Sur Roya, Saorge, Fontan e Saint Dalmas de Tende. Tra un curvone e l’altro, che divertimento questo tratto, mi sorge un dubbio. L’itinerario che ho studiato prevede la salita al Col di Tenda dalla parte francese e la discesa dalla parte italiana (Limonetto) e poi il tunnel del Tenda per tornare indietro, di nuovo a Ventimiglia e autostrada per casa. Semplice e veloce (più o meno), ma anche maledettamente indigesto al mio zumo 660, il GPS moto della Garmin. La parte indigesta è la minuscola stradina che da Sain Dalmas de Tende sale nella vallata verso Casterino…stai a vedere che quel baretto con i tavolini all’aperto che ho passato è proprio quello che ho visto in Google maps dal satellite quando litigavo con il GPS che non ne voleva sapere di vedere la stradina alla destra. La signorina non mi ha detto niente. Ha pensarci bene è muta da almeno dieci minuti.

Inversione, un pugno sul GPS, che credo stia ancora dormendo, e via sulla D91 verso Casterino.

La D91 è asfaltata, stretta, con tornantini da prima marcia e deserta, a parte un autobus che sembra fare la spola da Casterino a Sain Dalmas in continuazione. Mi armo di pazienza mentre tutto intorno diventa sempre più verde. Boschi, boschetti di castagni, allegre cascate e pure una piccola diga costruita nel 1916 quando la zona era ancora italiana, passata poi ai francesi dopo la firma dell’armistizio del 1947, con tutta la sottostante Val Roja.

Strada per Casterino

Cascate a Casterino

La valle Valmasque sta per finire e cosi pure la strada, che a un certo punto diventa sterrato. Un divertente segnale stradale consiglia il transito ai soli veicoli 4×4.

Strada che casterino sale verso Piana du Payrefique

Mi fermo, guardo la strada e poi le gomme della Strommina. Lei non batte ciglio. Ha le “scarpette” della festa e non quelle da passeggiate montane ma è li che scalpita come non mai e io pure. Se la strada diventerà troppo tosta per le gomme da solo asfalto che la piccola indossa vorrà dire che si tornerà indietro. L’avevo messo in preventivo comunque. d’altronde qui d’inverno c’è neve e ghiaccio in abbondanza e le strade sono quelle che sono.

Si sale velocemente, lo sterrato ogni tanto diventa asfalto (e non viceversa), forse un tempo hanno provato ad asfaltarne un pezzo. Incontro solo alcuni escursionisti a piedi, un paio di fuoristrada e qualche impavido in mountain bike. In prima marcia arrivo abbastanza agevolmente in cima alla Piana du Payrefique.

Piana du Payrefique 

Piana du Payrefique

Alla mia destra spunta il primo rudere di un’installazione militare e un grande fossato anticarro. Tra il 1881 e il 1895 sul Colle e nell’alta valle del Roia fu costruito un massiccio sbarramento fortificato costituito di sei opere, nell’ambito del sistema di difesa il cui intento era proteggere il Piemonte da eventuali assalti nemici, e che ha fatto nascere fortificazioni sull’intero vallo alpino e appenninico attorno alla regione. Col di Tenda – Wikipedia

Qui sulla piana le opere militari non vennero completate e i resti sono quasi tutti crollati. Intanto la strada si fa leggermente più larga e meglio battuta. Passo nella valle adiacente e il sole abbandona la scena. L’aria diventa pungente, quasi fredda, in compenso i panorami che si aprono alla vista sono spettacolari. il silenzio quassù e totale. Mi fermo spesso a fare foto spegnendo il motore e ascoltando solo il vento. Le nuvole nel cielo corrono veloci. Bianche, grigie, nere. spesso avvolgono le cime davanti a me infilandosi nei costoni come se giocassero a nascondino.

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Girato lo stretto passaggio alla mia destra intravedo il forte Margheria.

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Da qui si domina la valle e si vede anche la mastodontica sagoma del forte Centrale, appollaiato su una delle cime che fanno da cornice. 

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Qualche foto e prima di salire in sella e proseguire mi accorgo di avere montato la telecamera sul casco completamente storta. Pazienza.

Riparto con un occhio davanti, sullo sterrato, e uno alla mia destra, giù per l’immensa valle. intravedo la seconda tortuosa strada che sale al Tenda, sempre dalla Francia. Questa è molto più corta ma anche molto più impegnativa a giudicare da come serpeggia su per la collina.

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Ancora casematte e bunker lunga la strada che ora si fa più affollata. Segno che mi sto avvicinando al Tenda e al grande forte Centrale.

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e infatti ecco li che mi appare in tutta la sua grandezza non appena la strada inizia a scendere nel versante italiana.

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Ultima tappa e, ironia della sorte, trovo il pezzo di strada più brutto di tutto il percorso. 400 metri di salita al forte dove ho rimpianto per la prima volta di non aver avuto un paio di gomme tassellate. Parcheggio appena fuori e mi aggiro affascinato dentro l’imponente costruzione. Le opere del genio militare, ch’esse ne dica, sono opere straordinarie al di la dell’uso discutibile a cui sono, o come in questo caso erano, destinate.

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Poi mi siedo sul prato davanti al forte e mi riempio lo stomaco godendo del silenzio e della magnifica vista della valle che ho davanti agli occhi

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recuperate un po’ di energie prima della discesa, sono pronto a scendere dal colle. A Limonetto mi rendo conto di aver fatto proprio bene a venire da queste parte oggi, sabato, i prati che d’inverno sono piste da sci, in estate, alla domenica, diventano più gremiti di uno stadio. Oggi invece non c’è nessuno anche complice questo tempo decisamente fresco.

Imbocco il tunnel, dopo esserci passato praticamente sopra e mi fiondo giù per la valle Roja fino a Ventimiglia dove mi infilo in un’autostrada poco trafficata. Arrivo a casa verso le 18, questa volta decisamente stanco. I km in off-road, a cui non sono decisamente allenato, si sono fatti sentire ma ne è valsa assolutamente le pena.

Lo rifarei domani… però dopo una bella dormita.

A questo link il percorso fatto: Laigueglia – Colle di Tenda

Gli unici brevi video che sono venuti, giusto per dare l’idea della strada a chi volesse fare il giretto e non ha gomme adatte. Non fate caso all’inclinazione della telecamera. Purtroppo mi sono reso conto troppo tardi di averla agganciata male al casco.

Strada per il Col di Tenda from Luca on Vimeo.

Strada per il Col di Tenda from Luca on Vimeo.

Col de Turini Col della Lombarda

Rosso di sera…

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Come al solito di questi tempi, preparato l’itinerario, mi tocca poi lasciarlo un paio di settimane a lievitare nel computer. Causa, tanto per cambiare, il pessimo tempo. E come si sa, un itinerario accantonato per forza maggiore, a ogni occhiata a cui lo si sottopone, cambia. Si aggiunge quella tappa, si toglie quella strada, si prende una deviazione e cosi via. Senza accorgersi che i km aumentano sempre un pochino, fino a giungere al weekend della partenza con un itinerario di 420km di strade di montagna da fare in un giorno!

Ma come è possibile! Mi chiedo, appena salito in moto e vestito di tutto punto, guardando questo stramaledetto GPS. Non credo ai miei occhi. Ma quanti birre ho bevuto prima di buttare giù questa roba! 420km di strade di montagna in un solo giorno sono una mazzata. E sono già le 10 del mattino!

Sto sudando come un ghiacciolo il giorno di ferragosto. Urge una decisione. Prima scelta, improvvisare un percorso alternativo. Seconda scelta, tornare in casa prendere le borse laterali e caricare un po’ di roba per stare via almeno un paio di giorni facendo credere ai colleghi in ufficio in Inghilterra che mi hanno rapito gli extraterrestri sottoponendomi a indicibili esperimenti. terza scelta, cambiare leggermente il percorso facendo un centinaio di km di pallostrada, anche comunemente chiamata autostrada, con l’intento di velocizzare un po’ i trasferimenti. Sotto un sole che sembra quasi bussare sul mio casco tanto picchia scarto la prima. Ho ormai spento il cervello e le idee se la sono data a gambe levate. Il massimo che posso concepire in questo momento è un itinerario garage-divano. Scarto anche la seconda. Non credo di riuscire a trovare in tempo per lunedì un extraterrestre disponibile a firmarmi una giustificazione di sequestro. E allora vada per la pallostrada!

Prima tappa di trasferimento Andora – Ventimiglia, tutta autostrada A10. Un po’ di musica in sottofondo da riempire questa mezz’ora di nulla e via. Fortuna che c’è poco traffico. I primi 68 km sono andati.

Imbocco subito la Statale 20 del Col di Tenda e risalgo velocemente la valle Roja. A Olivetta San Michele svolto a sinistra e prendo la Provinciale 73. Questo punto sarà il punto che di fatto chiuderà il lungo cerchio dell’itinerario dei tre Colli.

Pochi km e la Provinciale 73 italiana diventa D193 francese. Sono in Francia. Nelle Alpi Marittime francesi.

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Passo velocemente Peira Cave e punto dritto verso la prima meta: Il Col de Turini (1607 m.), passaggio famoso del rally di Montecarlo.

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Col de Turini – salita from Luca on Vimeo.

Devo ammettere che la strada che sale al Col Turini mi ha un po’ deluso. Come del resto la cima. Piena di gente, bar ristoranti e venditori di souvenir. Giro veloce della piazzetta e ridiscendo verso La Bollene Vesubie.

Passo Saint Martin Vesubie e proseguendo sulla D2565 attraverso la foresta de La Maluna fino al paese di Valdeblone. Da qui svolta a destra e procedo verso nord sulla D2205. Attraverso il Parco Nazionale del Mercantour e le sue verdi montagne. I paesaggi sono stupendi e il tempo si mantiene bello anche se qualche temporale continua a spostarsi da una cima all’altra. Nel complesso fa però molto caldo. Ho fatto proprio bene a portarmi una scorta d’acqua supplementare. Mi fermo per uno spuntino e poi riparto gustandomi le strade a strapiombo sul fiume Tinée della valle medesima.

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Giungo a Isola e da qui (870 m) inizia la salita verso la seconda meta di questo viaggio. Il Colle della Lombarda. Le cime delle montagne intorno a me sono ancora imbiancate e l’aria è adesso frizzante. Chiudo tutte le prese d’aria alla giacca e mi dirigo verso Isola 2000, famosa stazione sciistica.

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Da Isola2000 si sale verso il Col della Lombarda (2350 m). Il valico è posto proprio sul confine Francia Italia. 21 km di salita con pendenza media del 6.8% e punte del 14%. Il tempo qua su è nuvoloso, i temporali girano però al largo per ora. La salita è spettacolare. Tornanti strettissimi da affrontare in prima. La neve ancora presente ai lati strada aggiunge quel tocco di magia al paesaggio incontaminato.

Colle della Lombarda – salita versante francese from Luca on Vimeo.

 

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In cima l’unica cosa che stona è una specie di paninoteca ambulante. Altrimenti solo pochi intrepidi motociclisti. fa un freddo becco ma starei qui per ore seduto a guardare un po’ il versante francese e un po’ quello italiano. Scatto un po’ di foto ancora e vedo salire proprio dal versante italiano una decine di moto. Mi incuriosiscono, arrivano anche loro in cima e parcheggiano nel piccolo spiazzo accanto alla mia moto. Li osservo mentre scendono e si tolgono il casco. Sono un gruppo di motociclisti svizzeri e a occhio e croce il più giovane avrà 65 anni. Non scherzo! Uno si è portato dietro anche la moglie. Fantastici. La moto è propria una passione per tutti quelli che desiderano vedere e conoscere il mondo. Senza confini o limiti di età. Siamo veramente fortunato cari amici mototuristi.

Due parole e via verso la discesa, questa volta si scende dal versante italiano. La strada è spettacolare come quella del versante francese anche se molto più stretta. il paesaggio è molto più verde adesso, ai lati della strada qualche piccolo laghetto in cui si specchia la cornice delle montagne tutto attorno che lasciano senza fiato. Scendo pianissimo nonostante sia poco trafficata perché voglio gustarmi ogni singolo momento. Qualche goccia di pioggia inizia a cadere ma non disturba affatto.

Colle della Lombarda – discesa versante italiano from Luca on Vimeo.

Colle della Lombarda – discesa versante italiano 2 from Luca on Vimeo.

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Arrivato in fondo e ritrovo la Statale 21 e da Vinadio arrivo a Borgo San Dalmazzo. Faccio il pieno e affronto il Col di tenda. Appena arrivo all’imbocco con il tunnel mi rendo conto che anche se mancano ancora 100km a casa il viaggio è ormai finito. I tre colli principali sono alle mie spalle. Mi metto in coda e attendo i dieci minuti che il semaforo diventi verde per entrare nell’angusto tunnel. Mi sgranchisco le gambe e scambio due chiacchere con una coppia di mototuristi svizzeri (oggi sono scesi a valle in massa si vede :)) Il tempo intanto si e’ coperto. Poi finalmente arriva il nostro turno, semaforo verde e via. Mentre percorro lo stretto tunnel scavato nella roccia mi domando cosa aspettino a rimodernarlo.

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Appena fuori la sorpresa… da questa parte del colle ha appena finito di piovere. La strada è bagnata e scivolosa. Affronto le tortuose curve fino a Ventimiglia con prudenza, e senza saperlo, inseguendo il temporale. Pochi km sotto l’acqua e poi di nuovo il sole a Ventimiglia dove imbocco una deserta autostrada verso casa. Chiudo la piccola in garage alle 19.30 dopo 420km. Questa volta un pochino stanco ma tanto, tanto soddisfatto.


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To the Red Sea 2010 –3 to goVerso il Mar Rosso 2010 –3 alla partenza

Left Nottingham this morning at 7.00 it was another grey and chilly english day. Arrived in Italy at 14.30, after landing in Nice twenty minutes earlier than aspected. Warm, about ten degrees of difference and I feel them all. I hope to get used again soon. Last 3 days to complete the trip preparation then…brumm brumm!

I’ve set up a trip on youpositon to let you follow me on the raod. I’ll update my position at the end of every day with a breaf comment. Here the link

Al Mar Rosso in motoPartito questa mattina alle 7.00 da Nottingham, in quella che aveva tutta l’aria di essere una altra grigia e fresca giornata inglese. Arrivato alle 14.30 in Italia, dopo essere atterrato con venti minuti di anticipo a Nizza! Una decina di gradi di differenza che devo dire li sto sentendo tutti, anche se adesso qui siamo a solo 23 gradi, spero di riabituarmi in fretta a temperature superiori ai 20. Adesso iniziano gli ultimi 3 giorni di preparativi e poi…brumm brumm!!!

Per seguirmi giorno per giorno, oltre al blog qui, ho attivato anche youposition in modo che si possa sapere esattamente dove mi trovo lungo la strada. Invierò un sms con le coordinate e un breve messaggio riassuntivo ogni sera a fine giornata. Questo è il link del viaggio.

Al Mar Rosso in moto

Verso il Mar Rosso 2010 – Attrezzatura – Moto

Dunque visto che il viaggio lo faremo insieme, credo sia giusto che spenda un po’ di parole anche per lei. Ovviamente sto parlando della Strommina, per gli amici la “Poderosa II”. Indubbiamente lei è quella che necessita di meno preparazione abituata come è a macinare km. Questi sono proprio i suoi viaggi. Le uniche aggiunte riguardano

– Valigie laterali GIVI E41. Dopo parecchi ripensamenti ho deciso per le più capienti E41. Sono forse leggermente più ingombranti delle 36 litri una volta montate, ma quei litri di spazio in più già ora che sto facendo l’inventario di quello che devo portarmi dietro e quello che molto probabilmente porterò a casa, mi stanno tornando molto utili e devo ammettere che in più di una volta mi hanno già fatto tirare un sospiro di sollievo per non aver ceduto al minor ingombro delle più piccole. 

– Bauletto 47 litri. E’ quello del modello Traveller, Fa il suo sporco lavoro molto bene. A parte la maledetta serratura a scatto che si blocca 2 volte su 3. Cosa scommette che nel bel mezzo del viaggia mi rimane in mano…tiranti e nastro sono già nel bagaglio.

– Para carena GIVI – che se ne dica…non serve, vibra, e brutto da vedere…tutto quello che volete, io lo metto, dovesse cadermi la piccola da fermo preferisco avere una leva o una freccia rotta piuttosto che centinaia di euro da tirare fuori per carena e serbatoio.

– Borsa serbatoio GIVI – E’ comoda perché’ si può dividere in due a secondo delle esigenze e la si può usare come zainetto, comodissima nel girare a piedi una volta parcheggiata la moto.

– Conta marcie e anti-limitatore GIPRO S04. Anche io come molti strommer soffro della sindrome da “settima marcia”. Non mi vergogno a dirlo ma è proprio così . La strommina ha sei marce ed in alcune situazioni è dannatamente facile non capire più in che marcia ci si trovi, spesso finendo per cercare una inesistente settima. Sono sicuro che la frizione mi ringrazierà di questo regalo. Ho deciso per il GIPRO invece che del più economico Elesi semplicemente perché’ in quello dell’Elesi non si può escludere il G-Pack sui motori Suzuki K9 a differenza invece del GIPRO che con un semplice interruttore sul retro del display conta marce può escludere l’anti-limitatore. Il limitatore sulle marcie basse è di serie sulle V-Strom. Taglia il numero di giri riducendo la potenza in terza e quarta. A quanto ho capito per rientrare nelle normative Euro. Sono curioso di provarlo, a detta di tutti senza la limitazione la piccola acquista la sua naturale cattiveria e brillantezza alle marce basse. Vedremo.

– Cupolino – Ne ho presi due. I due che esistono in commercio. Il maggiorato GIVI che ho avuto modo di provare per un duecento km e che ad essere sincero non mi ha entusiasmato molto. Riduce l’aria alle basse velocità essendo diciotto cm più alto e qualche cm più largo. Il mio casco Schubert C3 ha una ventilazione eccezionale ma quando apro le prese con il cupolino GIVI entra pochissima aria. E devo dire, purtroppo, perché’ alle basse velocità quando fa caldo è una vero sollievo. Per quanto riguarda invece alle alte velocità non ho notato un netto miglioramento, le turbolenze ci sono ancora, meno alla testa ma quasi le stesse alle spalle e braccia che sono i punti che mi danno più fastidio. Da qui la decisione di prendere anche il più costoso MRA Variotouring con aletta regolabile. Sembra studiato meglio del GIVI, appena arrivo in Italia lo provo e poi deciderò quale montare dei due per il viaggio.

– Presa di corrente sotto sella – una di quelle da accendisigari stagna per barche con adattatore USB. Utile non si sa mai.

– GPS Zumo 660 – ottimo, efficiente, un valido aiuto almeno fino al confine con la Siria da li in poi via di cartine stradali. Spostato con una staffa artigianale scaturita dalla mente di padre appena sopra il cruscotto. Posizione perfetta.

– Video camera da casco. All’ultimo momento ho deciso per la HDVR-720 bullet camera. Probabilmente la migliore bullet camera sotto le trecento sterline. Ottima velocità di risposta ai cambi di luce. Risoluzione 720×576. 10 mb/s di bit rate.  la bullet camera è una Sony 550tvl HQ. Dotata di telecomando a filo da legare al polso o al manubrio. 2 batterie ricaricabili 1400 Li-Ion e vari fissaggi. Io ho aggiunto anche una terza batteria per avere un totale di 7.5 ore di riprese continuate e il fissaggio tramite ventose per il casco. il tutto su www.dogcamsport.co.uk. Inutile dire che la qualità delle riprese è molto buona.

– termometro digitale per temperatura esterna. Preso su ebay alla strabiliante cifra di 4 sterline. Con luce e orologio. Fissato al manubrio.

 

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A spasso tra le Alpi Liguri tra Liguria e Piemonte

Mi ero quasi rassegnato a tornare in Inghilterra con solo duecento km fatto in un mese di soggiorno qui in Italia. La primavera si è fatta viva solo il sabato in cui sono andato al Monte Saccarello poi…solo freddo e pioggia. Invece questa domenica il tempo finalmente ci ha regalato una giornata di vero sole e calda al punto giusto. E io non mi sono lasciato pregare. Ma partiamo dall’inizio…

Appena alzato dal letto mi fiondo sul balcone con la solita domanda…sole o pioggia ?

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Sole, sole e ancora sole. Temperatura sui 20-22 gradi ed un leggero venticello. Insomma giornata perfetta per un giro con la Strommina. Itinerario già pronto da due settimane. Giusto il tempo di caricarlo sul GPS e di riempire il bauletto con qualche strato anti vento per giacca e pantaloni, non si mai che sui monti qualche temporale pazzerello non mi dia il benvenuto. Bottiglia d’acqua, frutta e uno spuntino, dato che l’itinerario prevede un bel valley-to-valley da est a ovest del ponente ligure, con passaggio in quota 🙂

Non sto’ più nella pelle, carico la strommina e mi accorgo che questa volta salgo in sella senza essere già in un bagno di sudore nonostante il sole e la temperatura. Che stia finalmente riacquistando i panni del mototurista serio e organizzato ? Purtroppo NO! Mi sono semplicemente dimenticato di mettermi la giacca, rimasta in casa! 🙂 Ok forse ho messo troppa frenesia. Torna su (4 piani a piedi) prendi la giacca scendi di nuovo e sali in moto…grondante.

Cominciamo bene!

Ore 9.45 Ultimo sguardo al mare e alla baia davanti a casa, la rivedrò stasera al rientro, e via su per la collina di Laigueglia e poi giù nella vallata di Andora. Al solito, imbocco la provinciale 13 che mi porta nell’entroterra e su fino a Testico. Le alpi liguri sono ancora innevate, il cielo si mantiene blue con qualche piccolo temporale in lontananza sulle vette più alte. Entro nella vallata Imperiese e proseguo su per la SP 13 fino al Colle San Bartolomeo. Lì in cima mi fermo per la prima sosta ad ammirare la vallata e la splendida cornice di Alpi liguri ancora imbiancate.

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Alpi liguri from Luca on Vimeo.

Ah starei qui immobile su questa piccola piazzuola di terra battuta ad ammirare questo spettacolo della natura per ore. Ma i km da fare e gli angoli da scoprire ancora tanti. Riparto lentamente con un occhio alla stradina che serpeggia giù nella valle ed uno alle maestose Alpi la in fondo, fino al bivio che si immette sulla Statale 28, la Strada Statale del Colle di Nava. Il traffico, su questo veloce tratto che collega il Piemonte alla Liguria, è intenso. La giornata domenicale di primo caldo quasi estivo sta attirando molti su per le montagne e altrettanti giù verso le spiagge. Moltissimi sono i motociclisti e nei pochi km fino al successivo bivio con la provinciale 3, i saluti si susseguono senza sosta.

Attraverso velocemente l’affollatissimo paesino di Pieve di Teco e svolto a sinistra sulla deserta provinciale 3, che di provinciale grazie al cielo ha ben poco, tanto che non vedo l’uscita e proseguo per qualche km sulla Statale. Strettissima, questa paradisiaca “road-to-heaven”, serpeggia su e giù nell’Alta Valle Arroscia. Appena mi si apre la vista sulla catena di Alpi alla mia destra ritrovo il Monte Saccarello, questa volta lo ammiro dal versante opposto, a nord.

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Proseguo e il primo paesino che attraverso è Cosio d’Arroscia.

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Cosio d’Arroscia e la valle d’Arroscia from Luca on Vimeo.

Intanto sulla cima del Monte Saccarello si mostrano minacciosi dei nuvoli neri che non promettono niente di buono. Speriamo non mi seguano a nord.

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Io intanto proseguo sulla stretta provinciale 3, e tra una curva e l’altra intravedo il paesino di Mendatica.

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Dalle case di Mendatica si vede l’intera valle Arroscia. Ma da qui si inizia a salire rapidamente sia in altezza che in direzione. L’aria adesso è frizzante. Il sole però splende ancora e il cielo è attraversato da simpatiche nuvole bianche che, spinte dal leggero vento in quota, mi accompagnano fino a Monesi, e Briga Alta.

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Intanto la provinciale 3 diventa provinciale 88 e poi provinciale 97, tutto in pochi km e senza neppure che me accorga. sono strade tanto strette e poco frequentate che in alcuni punti l’asfalto, anche complice l’inverno, si fa fatica a distinguere. Sono veramente solo quassù non ce anima viva in giro. Che meraviglia!

Passato il paesino di Briga Alta, sconfino in Piemonte. Sono a quoto 1600 abbondanti e inizio a pensare a quello a cui non avevo pensato fino a quel momento. Ma la strada sarà aperta ? Da qui si sale e poi si scende nella Alta Valle Tanaro verso i paesi di Upega e Viozene solo per questa provinciale 97. A giudicare dal traffico inesistente che ho incontrato da Mendatica a qui preferisco non cercare risposte alla mia domanda nella mia testa ma semplicemente proseguire, complice soprattutto lo spettacolo della natura attorno a me.

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Riprendo a salire ma mi fermerei ogni minuto. Ed ogni tanto devo proprio fermarmi, spegnere il motore e sedermi a bordo strada gambe penzoloni a strapiombo sulla valle riempiendo gli occhi di colori, sfumature e le orecchie di silenzi trasportati dal vento, così,  semplicemente e istintivamente, a cervello spento e cuore aperto.

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Ma è tempo di ripartire, non sono neanche a metà dell’itinerario e le curve da affrontare ancora molte. Giungo in cima al versante che separa la valle d’Arroscia da quella del Tanaro, finora nessuna indicazioni di strada chiusa o inagibile ma anche nessun mezzo incontrato da ormai una ventina di km di salita. Ancora qualche curva e sono di là nell’Alta Valle del Tanaro. Poi ecco spuntare da dietro la parete di roccia un coppia di motociclisti. La strada è aperta. Anche se a giudicare dalla neve ai lati deve essere stata aperta da pochi giorni. Che meraviglia e che fortuna!

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La discesa nella valle fino al Parco dell’Alta valle del Tanaro e stupenda. La neve bianchissima, il verde dei fitti boschi di abeti e larici, e il sole che si ritaglia piccoli spazi tra le scure ombre degli alberi, creano un atmosfera da sogno. L’aria è pungente passati i 1600m di quota, devo chiudere le prese d’aria della giacca e dei pantaloni, e avverto la tentazione del sotto casco chiuso nella borsa serbatoio ma non voglio assolutamente fermarmi e interrompere il piacere di guidare in questo luogo su questa strada strettissima che scende tortuosa. Quasi a fondo valle incontro qualche macchina che timidamente viene in su. Io invece giungo in fondo con la voglia di risalire in cima e ridiscendere ancora una volta come un bambino sulla giostra. Ma la provinciale 154 è li ad attendermi. Sono in Piemonte.

Passo velocemente il paesino di Upega e giungo a Viozene.

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A Viozene decido per uno spuntino. E’ passata l’una e complice anche l’aria fresca di montagna mi è venuto un certo languorino. Cerco un posticino dove mettere le gambe sotto un tavolo o anche semplicemente un tavolino ma senza accorgermene mi ritrovo fuori Viozene e sulla strada per Ormea. Pazienza, l’appetito aspetterà ancora qualche km, ma ad un tratto alzo lo sguardo e mi ritrovo il maestoso Monte Mongioie di fronte. I suoi 2630 metri di roccia sono una vista che nessun ristorante sulla strada potrà regalarmi. Mi fermo proprio sotto di lui e nel prato a ridosso di un tornante, su un improvvisata panchina e un tavolo in pietra, tiro fuori il mio veloce spuntino.

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Monte Mongioie from Luca on Vimeo.

Sistemato lo stomaco, saluto il Mongioie e la catena del Marguareis e riprendo la strada sulla provinciale 154 che costeggia il fiume Tanaro fino a Ponti di Nava.

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Proseguo sulla statale 28 passando velocemente Ormea e a Garessio decido di inerpicarmi su e giù per la provinciale 51 verso Isolagrande e Murialdo. Ma ad un tratto mi fermo davanti ad un cartello che recita “strada chiusa per ghiaccio”. A guardarla da lontano la strada non ispira niente di buono anche se con quindici gradi circa di temperatura mi sento tranquillo che di ghiaccio o neve non ne incontrerò. Mi faccio coraggio e imbocco la strada che mi porterà fino a Murialdo.

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Una delle peggiori strade fatte fino ad ora. Ovviamente niente ghiaccio ma “solo” i danni causati da quest’ultimo per tutto l’inverno. Dieci km di buche enormi nell’asfalto(?) e alberi abbattuti. Uno zig zag continuo con un occhio attento a non picchiare il casco contro qualche arbusto. Ma alla fine giungo anche a Borda e Cabroni e svolto a destra sulla provinciale 16. Poche curve e sono sul lago di Osiglia e la sua diga.

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Costeggio tutto il lago sulla sponda est poi scendo sempre più a sud fino al paese di Osiglia. Da qui salgo su per il crinale che separa la valle di Osiglia dalla valle Bormida di Pallare.

Da lassù dominano le gigantesche pale di un parco eolico. Sosto proprio sotto ad una delle tre per un più che doveroso pensiero sul monumento ai partigiani caduti durante la seconda guerra mondiale. Oggi è il 25 Aprile.

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Mi sto avvicinando ormai a casa. Svolto a destra e dal crinale scendo verso il colle del Melogno.

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Da qui invece che scendere sulla costa verso Finale Ligure, svolto a sinistra e inizio a salire seguendo la provinciale 490 passando attraverso spettacolari boschi di faggio fino a Calizzano.

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Ed è proprio a Calizzano che svolto sulla provinciale 52 che mi porterà all’ultima tappa ma non prima di aver passato Bardineto ed essere entrato nella Val Neva.

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Val Neva – Liguria from Luca on Vimeo.

Un paio di tornanti giù nella valle ed ecco il Castello dei Conti Clavesana sulla Rocca di Barbena, con il borgo di Castello di Rocca Barbena tutto attorno.

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Le ombre iniziano ad allungarsi e tra poco la giornata e le curve da affrontare termineranno. Scendo nella vallata di Albenga e a Cisano prendo l’Aurelia bis fino ad Alassio dove ritrovo il mare lasciato questa mattina. Un solo ultimo piccolo sforzo prima di arrivare a casa, allungo di un paio di km a salutare i miei genitori in campagna. E scattare un ultima foto panoramica di Laigueglia prima di ritornare, tra pochi giorni, in Inghilterra.

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220 km di puro divertimento, come sempre grazie a lei, la piccola Strommina. Ora 30 giorni per fare entrambi il pieno di energie prima della lunga avventura in Turchia, Siria e Giordania.

 

Liguria - Valley to valley

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Verso il Mar Rosso 2010 – Visti

Eccoli qui!

Siria – più ingressi                                Giordania

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Ringrazio pubblicamente l’agenzia Intelservizi di Roma. Veramente professionali e veloci in dieci giorni mi hanno rispedito il passaporto con i visti.

Per richiedere il visto turistico per più ingressi per la Siria sono necessarie 2 foto tessera, il modulo compilato e firmato, passaporto con almeno sei mesi di validità residua. Costo 23,00 Euro + 3,10 euro di commissioni bancarie.

Per richiedere il visto turistico singolo ingresso per la Giordania sono necessarie 2 foto tessera, passaporto con almeno sei mesi di validità residua. Non ho compilato nessun modulo a questo ha pensato direttamente l’agenzia. Costo 31,50 euro + 3,10 euro di commissioni bancarie.

Se volete maggiori informazioni vi consiglio una visita al sito www.intelservizi.it

Questo era il tassello più importante da mettere. Adesso posso passare a definire meglio l’itinerario e il road book. Ora in Siria e Giordania ho il permesso per entrare!

L’euforia e l’agitazione sono in aumento….il viaggio è ufficialmente iniziato… 🙂

Monte Saccarello, il tetto della Liguria

Finalmente! Un po’ ancora fatico a crederci. E’ da ottobre dello scorso anno che non salgo in sella. Io in Inghilterra e la moto in garage in Italia. Ma forse è stato meglio così. Mentre ero nel regno di sua Maestà la Regina, sommerso da neve e pioggia, mi erano giunte notizie sull’inverno qui in Italia che non mi avevano per niente fatto desiderare di rivedere il mare e le spiagge. Come si suol dire… ad ognuno il suo inverno. Ormai se si vuole un po’ di caldo o semplicemente vedere il sole bisogna, da ottobre fino a Maggio, scendere ben al di sotto del sud Europa.

Visto l’andazzo della settimana precedente, un giorno di primavera e due di inverno, non mi sono programmato niente per questo sabato. Il primo giretto serio in moto da ottobre non doveva essere rovinato dal maltempo. Non lo avrei sopportato. Così… niente meta, niente itinerario, niente di niente. Aspetto sabato mattina e se il tempo si ricorda che il calendario segna già 10 Aprile, allora decido dove, come, e quando. Tutto al momento.

Come ogni sera, mi siedo sul balcone e chiedo lumi alla luna.

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Lei c’è, bella sorridente, vestita da serata primaverile, accompagnata da milioni di stelle nonostante l’aria frizzante. La guardo riflessa sul mare calmo e subito capisco che cosa mi vuol dire. La ringrazio, Avidamente prendo ancora una boccata d’aria e senza chiedere altro mi infilo nel letto tranquillo.

Riapro gli occhi e guardo il soffitto. Attendo un attimo di capire se ho dormito bene e abbastanza prima di saltare giù. Beh..direi proprio di si! Guardo l’orologio 9.30 !! Per bacco la luna ieri seri mi deve aver proprio incantato. Esco sul balcone e…

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Anche la temperatura è primaverile. Allora non rimane che partire!

Senza strafare, butto giù un veloce itinerario su MapSource. Meta…il monte Saccarello. La cima più alta della Liguria. Con i suoi 2200 metri è punto di confine amministrativo tra le provincie di Imperia (Liguria) e Cuneo (Piemonte) e confine di stato tra Italia e Francia. Di sicuro sarà ancora chiuso. Raggiungerlo da Monesi o dal Col di Tenda, neanche a parlarne specialmente sulle strade del genio militare. Troppo presto e troppo brutto il tempo fino a pochi giorni fa. Pazienza sarà per una prossima volta. Ma uno sguardo alla sua vetta ancora innevata dal piccolo paesino di Realdo ai suoi piedi merita sicuramente in questa meravigliosa giornata. E per unire l’utile al dilettevole preparo un po’ di attrezzatura e abbigliamento che tra meno di due mesi mi porterò dietro nel viaggio in Turchia, Siria e Giordania. Un buon banco di prova anche per capire cosa va, cosa non va e cosa manca. Ore 10.15, vestito con giacca e pantaloni finisco di caricare la piccola strommina ma mi accorgo che sto letteralmente grondando sudore. Ho esagerato con gli strati. Oggi è proprio primavera. venti gradi abbondanti mi costringono (meno male) a salire velocemente in casa e rimettere il secondo strato anti vento nel bauletto. Iniziamo bene.

Infilo la chiave nel cruscotto e la piccola Strommina sembra quasi dire “Grazie!”. O forse, meno romanticamente, “Era ora!”.  Guardo per attimo il mare davanti casa. Blue cristallo. Poi decido di non scendere sulla costa e prendo la strada che sale sulla collina di Laigueglia e poi giù nella vallata dietro ad Andora. Pochi km e sento di fare fatica a tenere la strommina. Lei vorrebbe correre e correre, io con solo 1200km fatti ad ottobre non posso assecondarla più di tanto. Il feeling è ancora troppo acerbo, abbiamo bisogno entrambi di curve e km. Per un attimo penso al viaggio che ci aspetta a Giugno verso il Mar Rosso…9000km. Lei non avrà di sicuro alcun problema…ma io ? Ricaccio indietro i timori prima che possano diventare anche solo accenni di ripensamento. Sosta benzina. Poi via verso San Bartolomeo. La strada è libera. Sono tutti sulle spiagge o sul lungomare. Il cielo è limpidissimo, di un blue intenso. Mimose e peschi in fiore si alternano a fasce di uliveti punteggiando di giallo e rosa tutta la provinciale 13 fino su a Testico. La giornata si mantiene tra lo stratosferico e il sublime. Io, la Strommina, una strada tutta curva in mezzo a vallate e colline. Sintonia e sinfonia celestiale. Adesso ritrovo anche il giusto feeling con la piccola. Le curve lente e tortuose aiutano, anche se mi fermerei ogni cento metri per fare foto o semplicemente per ascoltare il silenzio trasportato dal vento. Uno sguardo In fondo alla valle e vedo i piccoli sonnecchianti paesini di Aurigo e Poggialto placidamente distesi sulle proprie collinette. Verso nord est lancio lo sguardo oltre la vallata dove si stagliano le alpi liguri ancora innevate.

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Proseguo la salita fino a Guardiabella Casoni. Quattro curve e sono già a 804 metri. Là, in fondo alla vallata, sulla costa, Imperia e il mare. Tutto in pochi km. Meraviglia della Liguria.

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Sosta foto, saluto ad un paio di motociclisti e poi via verso San Bernardo di Conio. Appena arrivo al bivio però, la sorpresa…

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La provinciale 19 e ancora chiusa. l’inverno così lungo ha veramente scombinato un po’ tutto. Anche il mio veloce itinerario in MapSource. Per raggiungere Molini di Triora ripiego sulla provinciale 24.

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Giù fino a Montalto Ligure. Dove placo momentaneamente la mia golosità di antichi borghi. Qui, in questo paesino di poco più di 300 anime, dal XI secolo in avanti, si susseguirono diverse occupazioni, dai francesi di Napoleone, ai nazisti dell’ultima guerra mondiale. Sotto il monumento ai caduti in guerra di questo antico e suggestivo paese mi siedo sulla panchina ad ammirare il panorama della vallata sottostante. Borghi piccoli ma di gente di grande forza e coraggio, penso.

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Veloce spuntino e risalgo in sella. Proseguo sulla SP24 fino all’incrocio con la provinciale 548 che scende sinuosa verso il mare fino ad Arma di Taggia. Io svolto a sinistra e salgo su verso San Giovanni della Valle, Agaggio, Rocca di Andagna. Passo velocemente Molini di Triora e Triora. Imbocco la provinciale 81 e inizio a serpeggiare su per la vallata che segue il sinuoso corso del torrente Argentina. Dietro una curva appare il piccolo e poetico paesello di Creppo avvinghiato ad una rupe.

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Un occhiata alla sua destra ed eccoli li…il Monte Saccarello nella sua armoniosa figura che domina la scena e da cui l’intera valle nasce. La più alta cima della Liguria è ancora innevata dalla fresca neve scesa solo una settimana prima. La vista spazio libera su ogni cima. Mi fermo al bordo strada ad ammirare estasiato. Due, tre, cinque, dieci minuti. Non passa una macchina. Sono da solo. Il silenzio della natura è rigenerante.

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Salgo in sella e riparto andandogli incontro. Un paio di curve e appare Realdo. In bilico, aggrappato su di un precipizio come un nido di aquila che domina e vigila l’intera valle.

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Seguo ancora la strada fino a giungere proprio ai piedi del Monte Saccarello. Sento un rivolo d’acqua saltellare giù dalle rocce prima di gettarsi nell’Argentina. Mi tolgo casco e giacca e mi rinfresco con la pura e gelida acqua che un attimo prima era lassù sul monte, bianca e candida.

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Poi percorro le ultime curve fino al piccolo piazzale ai piedi di Realdo. Da li si sale al paese solo percorrendo un lungo sentiero di pietre. All’osteria mi rifocillo, godendomi il sole e continuando ad alternare lo sguardo verso sud, nella vallata, e verso nord, con il naso all’insù ammirando il Monte Saccarello, che come un gigante buono con il cappello imbiancato, sembra tenere tutti affettuosamente ai suoi piedi.

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Meta raggiunta. Ma se ho saziato lo stomaco con pane e formaggio freschi ancora non sono sazio di moto, curve e vallate. Guardo l’ora, le 14.30 e sono a pochi km dal confine con la Francia. Abbastanza vicino a casa come km ma non come tempo di percorrenza. Mi balena in mente l’idea Dolceacqua. il Paese è ad una 30 di km e la strada più veloce per arrivare a casa e quella sulla costa. quindi…Riparto e torno indietro sulla stessa strada fino a Triora per poi prendere la provinciale 65. Lascio Triora alla mia destra

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e scollino di valle in valle

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Ad Isolabona mi rendo conto che ho sottostimato il tempo necessario ad arrivare a Dolceacqua e quando entro in paese sono le 16.30. Decido di non fermarmi anche complice un po’ di stanchezza. 140 km di sole curve e tornanti iniziano a farsi sentire. In fondo è il primo giro in moto della stagione. Tra l’altro questa piccola deviazione mi ha portato ancora più lontano da casa. Sono praticamente al confine con la Francia. Imposto il GPS e mi butto dentro a Ventimiglia. Decido di seguire la strada Aurelia per tutta la costa fino a casa. 60km ma a Sanremo desisto. Troppo traffico. Incolonnato ad un semaforo noto il cartello per l’autostrada A10. Non ci penso su due volte. E alle 18.30 entro in garage.

200 km di puro divertimento. La strommina già scalpita per sabato prossimo…e il pilota anche 🙂

Al Monte Saccarello Garmin Track (Aggiungere al file scaricato l’estensione .gdb)

 


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Monte.Saccarello.Itinerario

Monte.Saccarello.Profilo

Il video del giro. (Purtroppo nella parte superiore del video è rimasta la data/ora ecc. Dalla foga di provare una bullet camera non ho pensato a disattivare le scritte a schermo, e tanto meno ad impostare la data e l’ora corretta – 10/04/2010)

Al Monte Saccarello in moto – Il tetto della Liguria from Luca on Vimeo.