I fortini del Col di Tenda

Mi alzo a fatica. E’ Sabato ed è stata una settimana di lavoro a dir poco pesante, oltre che stressante. Barcollo un paio di volte ma riesco a raggiungere il salotto e ad avviare il computer. Con un sonno pazzesco e gli occhi semi chiusi controllo su internet le previsioni del tempo per la giornata dalle parti di Limone Piemonte.

Non un granché’ purtroppo. Nuvoloso e qualche sito si sbilancia anche: Temporali sparsi sulle alpi marittime francesi. Un paio di webcam scovate a Limonetto e zone sciistiche limitrofe confermano il tempo incerto. Rimandare ancora non se ne parla. E’ dall’anno scorso che questo benedetto itinerario tra i fortini del Col di Tenda, gira e rigira per il computer senza che abbia avuto modo, per un motivo o per un altro, di caricarlo sul GPS e poi caricare me stesso sulla moto e partire. Aspettare domani, domenica, è un no tassativo. Siamo a Luglio e le domeniche sono un pericoloso e noioso via vai di macchine italiane e francesi su quelle strade.

Guardo il casco pensieroso…poi la macchina fotografica, che mi strizza l’obiettivo e infine il GPS. O adesso o mai più.

Colazione veloce, e poi infilo nella borsa serbatoio e nel bauletto quattro cosette per le piccole evenienza con attenzione alla tuta antipioggia e a uno strato termico per i pantaloni estivi, dato che il tempo sarà piuttosto  incerto lassù, e poi via.

Imbocco l’autostrada E80/A10 verso Ventimiglia dopo aver rabboccato il serbatoio della Strommina. Sono le 9 passate e, a parte il caldo, l’autostrada e poco trafficata. In meno di 30 minuti sono a Ventimiglia dove prendo la Statale 20 (E74) che sale verso nord costeggiando il fiume Roia. A San Michele tiro dritto e passo il confine. Sono in Francia. Ancora poco traffico. La statale 20 diventa quasi subito D6204 francese. Il sole qui tiene ancora. Mi lascio alle spalle Breil Sur Roya, Saorge, Fontan e Saint Dalmas de Tende. Tra un curvone e l’altro, che divertimento questo tratto, mi sorge un dubbio. L’itinerario che ho studiato prevede la salita al Col di Tenda dalla parte francese e la discesa dalla parte italiana (Limonetto) e poi il tunnel del Tenda per tornare indietro, di nuovo a Ventimiglia e autostrada per casa. Semplice e veloce (più o meno), ma anche maledettamente indigesto al mio zumo 660, il GPS moto della Garmin. La parte indigesta è la minuscola stradina che da Sain Dalmas de Tende sale nella vallata verso Casterino…stai a vedere che quel baretto con i tavolini all’aperto che ho passato è proprio quello che ho visto in Google maps dal satellite quando litigavo con il GPS che non ne voleva sapere di vedere la stradina alla destra. La signorina non mi ha detto niente. Ha pensarci bene è muta da almeno dieci minuti.

Inversione, un pugno sul GPS, che credo stia ancora dormendo, e via sulla D91 verso Casterino.

La D91 è asfaltata, stretta, con tornantini da prima marcia e deserta, a parte un autobus che sembra fare la spola da Casterino a Sain Dalmas in continuazione. Mi armo di pazienza mentre tutto intorno diventa sempre più verde. Boschi, boschetti di castagni, allegre cascate e pure una piccola diga costruita nel 1916 quando la zona era ancora italiana, passata poi ai francesi dopo la firma dell’armistizio del 1947, con tutta la sottostante Val Roja.

Strada per Casterino

Cascate a Casterino

La valle Valmasque sta per finire e cosi pure la strada, che a un certo punto diventa sterrato. Un divertente segnale stradale consiglia il transito ai soli veicoli 4×4.

Strada che casterino sale verso Piana du Payrefique

Mi fermo, guardo la strada e poi le gomme della Strommina. Lei non batte ciglio. Ha le “scarpette” della festa e non quelle da passeggiate montane ma è li che scalpita come non mai e io pure. Se la strada diventerà troppo tosta per le gomme da solo asfalto che la piccola indossa vorrà dire che si tornerà indietro. L’avevo messo in preventivo comunque. d’altronde qui d’inverno c’è neve e ghiaccio in abbondanza e le strade sono quelle che sono.

Si sale velocemente, lo sterrato ogni tanto diventa asfalto (e non viceversa), forse un tempo hanno provato ad asfaltarne un pezzo. Incontro solo alcuni escursionisti a piedi, un paio di fuoristrada e qualche impavido in mountain bike. In prima marcia arrivo abbastanza agevolmente in cima alla Piana du Payrefique.

Piana du Payrefique 

Piana du Payrefique

Alla mia destra spunta il primo rudere di un’installazione militare e un grande fossato anticarro. Tra il 1881 e il 1895 sul Colle e nell’alta valle del Roia fu costruito un massiccio sbarramento fortificato costituito di sei opere, nell’ambito del sistema di difesa il cui intento era proteggere il Piemonte da eventuali assalti nemici, e che ha fatto nascere fortificazioni sull’intero vallo alpino e appenninico attorno alla regione. Col di Tenda – Wikipedia

Qui sulla piana le opere militari non vennero completate e i resti sono quasi tutti crollati. Intanto la strada si fa leggermente più larga e meglio battuta. Passo nella valle adiacente e il sole abbandona la scena. L’aria diventa pungente, quasi fredda, in compenso i panorami che si aprono alla vista sono spettacolari. il silenzio quassù e totale. Mi fermo spesso a fare foto spegnendo il motore e ascoltando solo il vento. Le nuvole nel cielo corrono veloci. Bianche, grigie, nere. spesso avvolgono le cime davanti a me infilandosi nei costoni come se giocassero a nascondino.

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Girato lo stretto passaggio alla mia destra intravedo il forte Margheria.

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Da qui si domina la valle e si vede anche la mastodontica sagoma del forte Centrale, appollaiato su una delle cime che fanno da cornice. 

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Qualche foto e prima di salire in sella e proseguire mi accorgo di avere montato la telecamera sul casco completamente storta. Pazienza.

Riparto con un occhio davanti, sullo sterrato, e uno alla mia destra, giù per l’immensa valle. intravedo la seconda tortuosa strada che sale al Tenda, sempre dalla Francia. Questa è molto più corta ma anche molto più impegnativa a giudicare da come serpeggia su per la collina.

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Ancora casematte e bunker lunga la strada che ora si fa più affollata. Segno che mi sto avvicinando al Tenda e al grande forte Centrale.

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e infatti ecco li che mi appare in tutta la sua grandezza non appena la strada inizia a scendere nel versante italiana.

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Ultima tappa e, ironia della sorte, trovo il pezzo di strada più brutto di tutto il percorso. 400 metri di salita al forte dove ho rimpianto per la prima volta di non aver avuto un paio di gomme tassellate. Parcheggio appena fuori e mi aggiro affascinato dentro l’imponente costruzione. Le opere del genio militare, ch’esse ne dica, sono opere straordinarie al di la dell’uso discutibile a cui sono, o come in questo caso erano, destinate.

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Poi mi siedo sul prato davanti al forte e mi riempio lo stomaco godendo del silenzio e della magnifica vista della valle che ho davanti agli occhi

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recuperate un po’ di energie prima della discesa, sono pronto a scendere dal colle. A Limonetto mi rendo conto di aver fatto proprio bene a venire da queste parte oggi, sabato, i prati che d’inverno sono piste da sci, in estate, alla domenica, diventano più gremiti di uno stadio. Oggi invece non c’è nessuno anche complice questo tempo decisamente fresco.

Imbocco il tunnel, dopo esserci passato praticamente sopra e mi fiondo giù per la valle Roja fino a Ventimiglia dove mi infilo in un’autostrada poco trafficata. Arrivo a casa verso le 18, questa volta decisamente stanco. I km in off-road, a cui non sono decisamente allenato, si sono fatti sentire ma ne è valsa assolutamente le pena.

Lo rifarei domani… però dopo una bella dormita.

A questo link il percorso fatto: Laigueglia – Colle di Tenda

Gli unici brevi video che sono venuti, giusto per dare l’idea della strada a chi volesse fare il giretto e non ha gomme adatte. Non fate caso all’inclinazione della telecamera. Purtroppo mi sono reso conto troppo tardi di averla agganciata male al casco.

Strada per il Col di Tenda from Luca on Vimeo.

Strada per il Col di Tenda from Luca on Vimeo.