Monte Saccarello, il tetto della Liguria

Finalmente! Un po’ ancora fatico a crederci. E’ da ottobre dello scorso anno che non salgo in sella. Io in Inghilterra e la moto in garage in Italia. Ma forse è stato meglio così. Mentre ero nel regno di sua Maestà la Regina, sommerso da neve e pioggia, mi erano giunte notizie sull’inverno qui in Italia che non mi avevano per niente fatto desiderare di rivedere il mare e le spiagge. Come si suol dire… ad ognuno il suo inverno. Ormai se si vuole un po’ di caldo o semplicemente vedere il sole bisogna, da ottobre fino a Maggio, scendere ben al di sotto del sud Europa.

Visto l’andazzo della settimana precedente, un giorno di primavera e due di inverno, non mi sono programmato niente per questo sabato. Il primo giretto serio in moto da ottobre non doveva essere rovinato dal maltempo. Non lo avrei sopportato. Così… niente meta, niente itinerario, niente di niente. Aspetto sabato mattina e se il tempo si ricorda che il calendario segna già 10 Aprile, allora decido dove, come, e quando. Tutto al momento.

Come ogni sera, mi siedo sul balcone e chiedo lumi alla luna.

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Lei c’è, bella sorridente, vestita da serata primaverile, accompagnata da milioni di stelle nonostante l’aria frizzante. La guardo riflessa sul mare calmo e subito capisco che cosa mi vuol dire. La ringrazio, Avidamente prendo ancora una boccata d’aria e senza chiedere altro mi infilo nel letto tranquillo.

Riapro gli occhi e guardo il soffitto. Attendo un attimo di capire se ho dormito bene e abbastanza prima di saltare giù. Beh..direi proprio di si! Guardo l’orologio 9.30 !! Per bacco la luna ieri seri mi deve aver proprio incantato. Esco sul balcone e…

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Anche la temperatura è primaverile. Allora non rimane che partire!

Senza strafare, butto giù un veloce itinerario su MapSource. Meta…il monte Saccarello. La cima più alta della Liguria. Con i suoi 2200 metri è punto di confine amministrativo tra le provincie di Imperia (Liguria) e Cuneo (Piemonte) e confine di stato tra Italia e Francia. Di sicuro sarà ancora chiuso. Raggiungerlo da Monesi o dal Col di Tenda, neanche a parlarne specialmente sulle strade del genio militare. Troppo presto e troppo brutto il tempo fino a pochi giorni fa. Pazienza sarà per una prossima volta. Ma uno sguardo alla sua vetta ancora innevata dal piccolo paesino di Realdo ai suoi piedi merita sicuramente in questa meravigliosa giornata. E per unire l’utile al dilettevole preparo un po’ di attrezzatura e abbigliamento che tra meno di due mesi mi porterò dietro nel viaggio in Turchia, Siria e Giordania. Un buon banco di prova anche per capire cosa va, cosa non va e cosa manca. Ore 10.15, vestito con giacca e pantaloni finisco di caricare la piccola strommina ma mi accorgo che sto letteralmente grondando sudore. Ho esagerato con gli strati. Oggi è proprio primavera. venti gradi abbondanti mi costringono (meno male) a salire velocemente in casa e rimettere il secondo strato anti vento nel bauletto. Iniziamo bene.

Infilo la chiave nel cruscotto e la piccola Strommina sembra quasi dire “Grazie!”. O forse, meno romanticamente, “Era ora!”.  Guardo per attimo il mare davanti casa. Blue cristallo. Poi decido di non scendere sulla costa e prendo la strada che sale sulla collina di Laigueglia e poi giù nella vallata dietro ad Andora. Pochi km e sento di fare fatica a tenere la strommina. Lei vorrebbe correre e correre, io con solo 1200km fatti ad ottobre non posso assecondarla più di tanto. Il feeling è ancora troppo acerbo, abbiamo bisogno entrambi di curve e km. Per un attimo penso al viaggio che ci aspetta a Giugno verso il Mar Rosso…9000km. Lei non avrà di sicuro alcun problema…ma io ? Ricaccio indietro i timori prima che possano diventare anche solo accenni di ripensamento. Sosta benzina. Poi via verso San Bartolomeo. La strada è libera. Sono tutti sulle spiagge o sul lungomare. Il cielo è limpidissimo, di un blue intenso. Mimose e peschi in fiore si alternano a fasce di uliveti punteggiando di giallo e rosa tutta la provinciale 13 fino su a Testico. La giornata si mantiene tra lo stratosferico e il sublime. Io, la Strommina, una strada tutta curva in mezzo a vallate e colline. Sintonia e sinfonia celestiale. Adesso ritrovo anche il giusto feeling con la piccola. Le curve lente e tortuose aiutano, anche se mi fermerei ogni cento metri per fare foto o semplicemente per ascoltare il silenzio trasportato dal vento. Uno sguardo In fondo alla valle e vedo i piccoli sonnecchianti paesini di Aurigo e Poggialto placidamente distesi sulle proprie collinette. Verso nord est lancio lo sguardo oltre la vallata dove si stagliano le alpi liguri ancora innevate.

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Proseguo la salita fino a Guardiabella Casoni. Quattro curve e sono già a 804 metri. Là, in fondo alla vallata, sulla costa, Imperia e il mare. Tutto in pochi km. Meraviglia della Liguria.

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Sosta foto, saluto ad un paio di motociclisti e poi via verso San Bernardo di Conio. Appena arrivo al bivio però, la sorpresa…

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La provinciale 19 e ancora chiusa. l’inverno così lungo ha veramente scombinato un po’ tutto. Anche il mio veloce itinerario in MapSource. Per raggiungere Molini di Triora ripiego sulla provinciale 24.

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Giù fino a Montalto Ligure. Dove placo momentaneamente la mia golosità di antichi borghi. Qui, in questo paesino di poco più di 300 anime, dal XI secolo in avanti, si susseguirono diverse occupazioni, dai francesi di Napoleone, ai nazisti dell’ultima guerra mondiale. Sotto il monumento ai caduti in guerra di questo antico e suggestivo paese mi siedo sulla panchina ad ammirare il panorama della vallata sottostante. Borghi piccoli ma di gente di grande forza e coraggio, penso.

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Veloce spuntino e risalgo in sella. Proseguo sulla SP24 fino all’incrocio con la provinciale 548 che scende sinuosa verso il mare fino ad Arma di Taggia. Io svolto a sinistra e salgo su verso San Giovanni della Valle, Agaggio, Rocca di Andagna. Passo velocemente Molini di Triora e Triora. Imbocco la provinciale 81 e inizio a serpeggiare su per la vallata che segue il sinuoso corso del torrente Argentina. Dietro una curva appare il piccolo e poetico paesello di Creppo avvinghiato ad una rupe.

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Un occhiata alla sua destra ed eccoli li…il Monte Saccarello nella sua armoniosa figura che domina la scena e da cui l’intera valle nasce. La più alta cima della Liguria è ancora innevata dalla fresca neve scesa solo una settimana prima. La vista spazio libera su ogni cima. Mi fermo al bordo strada ad ammirare estasiato. Due, tre, cinque, dieci minuti. Non passa una macchina. Sono da solo. Il silenzio della natura è rigenerante.

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Salgo in sella e riparto andandogli incontro. Un paio di curve e appare Realdo. In bilico, aggrappato su di un precipizio come un nido di aquila che domina e vigila l’intera valle.

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Seguo ancora la strada fino a giungere proprio ai piedi del Monte Saccarello. Sento un rivolo d’acqua saltellare giù dalle rocce prima di gettarsi nell’Argentina. Mi tolgo casco e giacca e mi rinfresco con la pura e gelida acqua che un attimo prima era lassù sul monte, bianca e candida.

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Poi percorro le ultime curve fino al piccolo piazzale ai piedi di Realdo. Da li si sale al paese solo percorrendo un lungo sentiero di pietre. All’osteria mi rifocillo, godendomi il sole e continuando ad alternare lo sguardo verso sud, nella vallata, e verso nord, con il naso all’insù ammirando il Monte Saccarello, che come un gigante buono con il cappello imbiancato, sembra tenere tutti affettuosamente ai suoi piedi.

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Meta raggiunta. Ma se ho saziato lo stomaco con pane e formaggio freschi ancora non sono sazio di moto, curve e vallate. Guardo l’ora, le 14.30 e sono a pochi km dal confine con la Francia. Abbastanza vicino a casa come km ma non come tempo di percorrenza. Mi balena in mente l’idea Dolceacqua. il Paese è ad una 30 di km e la strada più veloce per arrivare a casa e quella sulla costa. quindi…Riparto e torno indietro sulla stessa strada fino a Triora per poi prendere la provinciale 65. Lascio Triora alla mia destra

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e scollino di valle in valle

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Ad Isolabona mi rendo conto che ho sottostimato il tempo necessario ad arrivare a Dolceacqua e quando entro in paese sono le 16.30. Decido di non fermarmi anche complice un po’ di stanchezza. 140 km di sole curve e tornanti iniziano a farsi sentire. In fondo è il primo giro in moto della stagione. Tra l’altro questa piccola deviazione mi ha portato ancora più lontano da casa. Sono praticamente al confine con la Francia. Imposto il GPS e mi butto dentro a Ventimiglia. Decido di seguire la strada Aurelia per tutta la costa fino a casa. 60km ma a Sanremo desisto. Troppo traffico. Incolonnato ad un semaforo noto il cartello per l’autostrada A10. Non ci penso su due volte. E alle 18.30 entro in garage.

200 km di puro divertimento. La strommina già scalpita per sabato prossimo…e il pilota anche 🙂

Al Monte Saccarello Garmin Track (Aggiungere al file scaricato l’estensione .gdb)

 


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Monte.Saccarello.Itinerario

Monte.Saccarello.Profilo

Il video del giro. (Purtroppo nella parte superiore del video è rimasta la data/ora ecc. Dalla foga di provare una bullet camera non ho pensato a disattivare le scritte a schermo, e tanto meno ad impostare la data e l’ora corretta – 10/04/2010)

Al Monte Saccarello in moto – Il tetto della Liguria from Luca on Vimeo.