Il Volto megalitico di Borzone

Stranamente questa volta il giretto estivo in moto di fine settimana non nasce davanti al computer a leggere report di altri mototuristi o sorvolando ad alta quota qualche sperduta località in Google map, ma semplicemente seduto sul divano, davanti alla televisione. E devo dire che il solo fatto di ritrovarmi davanti alla televisione è già una cosa che sconfina dallo strano al preoccupante.

Ma a parte la mia sanità mentale, su cui si potrebbe dibattere per ore, la tv, e la trasmissione che sta per iniziare, ci mettono meno di una manciata di secondi per rapirmi completamente…

Il Volto megalitico di Borzone – Megalithic face in Borzone (Italy) from Luca on Vimeo.

Finita la trasmissione mi fiondo al mio fedele computer con due sole domande nella mia testa: dove diavolo è Borzone? E quale strada devo fare per arrivarci? Due sole domande che però, dato il periodo dell’anno, moltiplicano i pochi, flebili dubbi che iniziano a farsi largo.

Tra Laigueglia (Riviera ligure di ponente) e la valle Sturla (Riviera ligure di Levante) ci sono 146 km di autostrada. Pochi, ma che possono diventare tanti in un sabato di fine Luglio in una regione turistica come la Liguria, attraversata da una sola autostrada. Poi c’è il tempo. Da tre settimane ormai il sole manca all’appello, al contrario delle piogge. Faccio fatica a ricordarmi un Luglio cosi freddo e brutto.

Dopo un paio d’ore di ricerche in internet, ho l’itinerario pronto. I dubbi li lascio per il giorno dopo.

E il giorno dopo, sabato, magicamente vengono spazzati via in un baleno. Il tempo oggi regge anche se po’ nuvoloso, ma nel levante la situazione è migliore anche se non proprio in linea con il mese estivo. Anche il traffico sull’autostrada A10 da Ventimiglia a Genoa sembra meno schizofrenico, oserei dire quasi assente. E’ tardi sono le 9.45 ma ho tutto pronto. Il bauletto e carico, la borsa serbatoio anche, la strommina si è già rifornita. Senza pensarci su prendo il casco e al solito grido “adesso o mai più” mi fiondo in garage e parto.

Imbocco la A10 ad Andora e dopo un ‘ora e mezza, con qualche rallentamento a Spotorno e Genova, esco a Lavagna dove il sole gioca a nascondino e la temperatura è più da primavera inoltrata che da estate torrida. Abbandono la costa, e il GPS mi guida veloce e agile, prima sulla Provinciale 33 e poi sulla 225, attraversando Moggia, Cogorno, Rivarola e Carasco, e costeggiando il fiume Entella, su per la valle.

A Carasco prendo la provinciale 586 e passo in successione: Santa Maria di Sturla, Terrarossa e Borgonovo Ligure.

Val Stura verso Borzonasca 

Val Stura strada per Borzone

Val Stura veduta da Borzone

All’ingresso del paese di Borzonasca intravedo la stretta stradina sulla destra con l’indicazione per l’abbazia di Sant’Andrea, la prima tappa. Salgo per quasi tre km in stretti tornantini e più di una volta mi fermo confuso, credendo di aver sbagliato strada. Il GPS si è offeso per la mia deviazione a Borzonasca, non appena ho visto il cartello, e adesso e muto come un pesce. Intorno solo fitti boschi. Proseguo su, e ancora più su fine a che la stradina diventa ina-ina-ina e appare il cartello “Abbazia”. La freccia indica di infilarsi tra un paio di sperdute abitazioni che secondo il minuscolo cartello sono Borzone, la frazione di Borzonasca. Scendo titubante sperando di trovare un posto abbastanza largo da poter far manovra. Giro lo strettissimo tornantino e oltre il muro in pietra mi appare davanti l’abbazia di Sant’Andrea.

Abbazia di Sant'Andrea - Borzone

Come un guardiano, un cipresso enorme, si staglia davanti il complesso. Scendo lentamente la stradina e parcheggio attaccato al muretto del sagrato per rovinare il meno possibile l’idilliaca scenografia. Un cartello sotto l’imponente albero spiega che la sua età stimata è di 600 anni e che è annoverato tra il patrimonio delle piante monumentali della Liguria. Mi ci fermo sotto e provo a immaginare quanti volti possa aver visto e quanti passi abbia ascoltato.

Mi aggiro un po’ furtivo. Sono l’unico in giro, il posto e veramente sperduto e regna sovrano il silenzio, un luogo di preghiera unico. Unico anche per le soluzioni architettoniche e costruttive utilizzate che ne fanno uno dei più importanti patrimoni storici e architettonici della Liguria.

“Nel luogo in cui sorge l’abbazia di Borzone, in Val Sturla, i Bizantini eressero al tempo della “guerra gotica”, nella prima metà del VI sec., un baluardo difensivo sede di un distaccamento militare, a presidio di un itinerario transappenninico che dalla regione rivierasca conduceva in Val Padana. Quando e da chi sulle rovine della fortezza bizantina fu edificata la chiesa con annesso monastero col titolo di Sant’Andrea continua ad essere motivo di incertezza e discussione storica. Due documenti anche se controversi storicamente attesterebbero la presenza di un nucleo a Borzone di antica data: il primo è del 774 in cui Carlo Magno delimitando la giurisdizione del monastero di Bobbio cita Borzone, e il secondo è del 972 in cui Ottone I riconferma la giurisdizione di Bobbio citando espressamente “il monastero e la villa di Borzono“. Un documento certo che menziona il monastero di Borzone è tuttavia una bolla dell’11 aprile 1120 di papa Callisto II (1119-1124) che ne conferma il possesso all’Abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. In un  altro documento notarile del 1128 il monastero di San Siro a Genova riceveva una pensione dal “monastero di Borzone” di “denarios sex Bruniatenses”.

La chiesa originale di forma rettangolare era praticamente priva di finestre e di affreschi. I muri esterni corrispondono, con poche modifiche, alle murature originali, fatte di pietre e mattoni.

Abbazia di Sant'Andrea - Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - lato ovest Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - campanile Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - campanile Borzone 3

Abbazia di Sant'Andrea - sacrestia Borzone

Abbazia di Sant'Andrea - croce Borzone

Mi aggiro nel piccolo chiostro-giardino tra il profumo di splendide rose e immagino i monaci nel medioevo che in silenzio, in fila indiana attraversavano questo luogo per recarsi in chiesa a pregare.

Abbazia di Sant'Andrea - chiostro Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - chiostro Borzone

 

Faccio una visitina veloce anche dentro la chiesa dove si notano meglio le aggiunte effettuate nei secoli che si contrappongono ai muri originali.

 

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 2

Abbazia di Sant'Andrea - interno Borzone 3

Soddisfatto e ritemprato, lascio questo sperduto e affascinante luogo di storia e mi rimetto in sella, facendo a ritroso la stradina fino alla deviazione con il cartello in legno “Volto megalitico”. La strada sale subito ripida e stretta sulla collina. Nello specchietto vedo ancora l’abbazia solitaria incastonata nel verde.

Abbazia di Sant'Andrea - panoramica Borzone

Non incontro nessuno, ne persone ne veicoli. Sembra veramente di essere fuori dal mondo. Proseguo lentamente sapendo che il volto megalitico è scolpito sulla roccia a picco sulla stradina che sto percorrendo e che quindi non dovrebbe avere una zona dedicata. Mi auguro di non passarci davanti senza saperlo. Ma senza spiegarmelo sento di essere arrivato. Una curva e subito dopo, al bordo della stradina, una piccola panchina, un tavolino rotondo con una mappa della zona e il cartello con una freccia rivolta verso la montagna.

strada verso il volto megalitico 

sotto il volto megalitico

Sul versante della montagna, tra gli alti alberi e i fitti cespugli si apre alla vista un costone di rocce, è li che il volto mi appare. E’ incredibile quanto sia grande e i lineamenti ben visibili. Parcheggio al lato della strada e rimango con il naso all’insù in completa estasi ad ammirarlo. Scolpito nella roccia della montagna con i suoi 7 metri di altezza e 4 di larghezza è la scultura rupestre più grande d’Europa e forse la più grande del mondo. Non lascia indifferenti anche per la posizione in cui si trova, praticamente inaccessibile. Domina la valle, ma se non fosse stato per un ordinario sopralluogo compiuto dal signor Armando Giuliani, assessore del comune di Borzonasca, nel 1965, forse sarebbe rimasto nascosto dalla vegetazione per chissà quanto ancora. Subito dopo la scoperta si pensò che l’enorme scultura fosse opera dei frati che vivevano nel convento annesso alla vicina abbazia. Recentemente però alcuni studiosi e archeologi ne hanno spostato la datazione alla preistoria, attribuendo il volto al Paleolitico superiore (da circa 20.000 a 12.000 anni fa).

il volto megalitico 4

il volto megalitico 1

il volto megalitico 2

il volto megalitico 3

Dal vivo si nota anche che alcune parte del volto sono in rilievo, altre in negativo ma l’effetto della rappresentazione resta uguale. Se si guarda attentamente a sinistra si vede uno spicchio di luce che filtra dal retro della roccia, come se fosse stata lavorata anche l’intera parte superiore, un copricapo? i capelli?

Certo che più guardo questo misterioso volto nella roccia e più la mia curiosità cresce. Chi lo ha scolpito? e perché? chi dovrebbe rappresentare quel volto? come hanno fatto a scolpirlo lassù. Prima che le domande e la curiosità mi mandino in tilt il cervello tiro fuori il pranzo. Sono quasi le 2 e sono abbastanza lontano dal primo paese. Sarà meglio mettere sotto i denti qualcosa e quale posto migliore che seduto sulla panchina sotto i suoi occhi.

sotto il volto megalitico 1

Un ultima foto e riparto ripercorrendo la strada verso Borzonasca dove imbocco nuovamente la provinciale 586. Passo velocemente Brizzolara, Bertigaro. Appena dopo Cabanne faccio una deviazione prendendo una piccola stradina che sale sulla collina. Dopo poche centinaia di metri un gruppo di viandanti, con piccoli al seguito, mi da l’ok per transitare…

strada per Villacella

ringrazio, saluto e mi inerpico sulla dissestata stradina. Un paio di km e arrivo alla fine della via, direttamente nel piccolo borgo di Villacella. Scatto alcune foto alla bella chiesetta e ai resti del mulino e ridiscendo.

chiesa di Villacella

A Cabanne lascio la valle del torrente Aveto e salgo sulla collina transitando sul passo del Fregarolo (1203m.) e scendo nella valle del fiume Trebbia, adiacente. per ritrovarmi a Ponte di Canale. I verdi paesaggi, da montani tornano ad essere collinari e il traffico più cittadino. Scatto le ultime foto…

Valle Trebbia

Valle Trebbia 2

e poi punto decisamente verso Genova dove imbocco l’autostrada per casa. Questa volta i rallentamenti dei vacanzieri li becco tutti. Riesco a chiudere la Strommina in garage solo verso le 19, dopo circa 400km. La piccola, come sempre, si è comportata benissimo. Strade veloci, lente, dissestate o meno, lei non ha mai battuto ciglio!

Un giro che mi sento di consigliare a tutti, appassionati o meno di storia e misteri. La valle Sturla, la valle Aveto e la valle Trebbia meritano una gita in moto.

Questo è il percorso fatto


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