Destinazione Francia.
Ringrazio Christian per avermi mostrato le foto della sua gitarella in off-road tra il Col di Tenda e appunto il massiccio dell’Authion e per avermi indicato come arrivarci. Io proprio non conoscevo affatto questo fantastico luogo e le sue strade tra le alpi marittime francesi.
Partenza sabato mattina, presto… si come no!
Direzione Francia sulla pallostrada-autostrada A10. Nonostante i 30 gradi la tenuta semi-estiva sembra isolarmi piuttosto bene. All’uscita di Ventimiglia, poco prima del confine, prime avvisaglie di code e traffico estivo di Agosto. Fortuna che ho deciso di passare il confine percorrendo la E70 che sale verso il Piemonte e il Col di Tenda. E infatti a San Michele devio a sinistra sulla D90 che mi porta in Francia. Traffico assente. Sono tutti imbottigliati sulla costa.
In un attimo, percorrendo la D2566, arrivo a Sospel. Il caldo data anche la velocità ridotta tra curve e tornanti inizia a farsi sentire. La strada invece continua a salire scorrevole e poco trafficata.
Passato Moulinet inizio a sentire l’aria del Col di Turini. Ed è li che arrivo all’ora di pranzo. Un paio di tornanti sopra al colle mi fermo a bordo strada per divorarmi i panini portati da casa davanti allo spettacolo delle Alpi Marittime francesi nel bel mezzo del Parco del Mercantour.
A pancia piena riprendo la salita. la strada si fa più stretta finche arrivo davanti all’inizio dell’anello che attraversa il massiccio dell’Authion. Le strade sono senso unico e si percorre l’anello stradale in senso antiorario. Pochi km e arrivo Cabanne Vieilles e ai ruderi della prima installazione militare della seconda guerra mondiale.
Il massiccio dell’Authion è stato un importante punto strategico sulle Alpi Marittime fin dalla guerra di successione austriaca (1744-1749) e poi durante la seconda guerra mondiale dove le truppe alleate e francesi si fecero largo tra quelle tedesche che difendevano il massiccio attraverso le numerosi fortificazioni sparse in tutta la zona. Su queste montagne a più di duemila metri, morirono 273 uomini in quella che fu una delle ultime battaglie delle seconda guerra mondiale. A ricordare tutto ciò, insieme alle mura scheletriche di quelle che un tempo erano le caserme, c’è ancora un vecchio carro armato Stuart del 1940.
Riprendo la strada che anche se piuttosto stretta e piuttosto alta (2070 metri, qui gli inverni si fanno sentire) è ben asfaltata a conferma del fatto che i francesi sanno valorizzare molto bene il loro territorio e i loro monumenti. In cima al massiccio mi fermo a contemplare lo spettacolo delle Alpi Marittime. Mi godo l’aria frizzante di alta montagna in compagnia di mucche al pascolo libero nella spianata. Alla mia destra intravedo la strada sterrata sul crinale della montagna che va verso il Col di Tenda. Sono a metà dell’anello e alla mia sinistra intravedo invece sulla cima della montagna delle fortificazioni militari. Preferisco proseguire sull’anello e completare il giro del massiccio, lasciando la strada sterrata che attraversa il parco del Mercantour a un prossimo giro.
Un paio di curve e giungo al forte di Plan de Caval. Il forte faceva parte delle fortificazioni delle Linea Maginot. Parcheggio a lato della strada e mi inerpico a piedi sulla collinetta tra le rovine delle caserme e delle postazioni di artiglieria.
Due chiacchere con un paio di motocilcisti francesi e poi riprendo la strada passando ai piedi dell’imponente Forte dei Tre Comuni. La strada che sale è piuttosto ripida e sterrata. A piedi e in tenuta da moto preferisco evitare. Sarà per una prossima volta. Mi fermo invece sotto ad ammirare le caserme. Una costruzione mi incuriosisce più delle altre, sembra avere quattro colonne all’interno. E’ solo dopo essermi avvicinato che capisco che sono i camini dei forni delle cucine. Non posso fare a meno di immaginare i soldati che erano di stanza quassù durante i rigidi inverni, consolarsi con del pane caldo appena sfornato. Mentre le cicatrici lasciate dai colpi di mitragliatrici e artiglieria sulle mura del Forte mi ricordano anche chi invece con quel pane non ha forse mai potuto riscaldarsi le mani.
Chiudo l’anello, tornando all’inizio del percorso. Avrei voluto fermarmi ancora tra quelle rovine ma la giornata sta quasi per finire e devo rientrare in Italia. Qui so già che tornerò ancora.