[:en]Seconda tappa verso east[:it]Seconda tappa verso est[:]

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Dopo una buona colazione carico la moto e con calma parto. Pochi km mi accorgo che il navigatore non trova l’itinerario di oggi. Bene, mi fermo nel primo parcheggio, apro il bagaglio e dal netbook carico di nuovo l’itinerario nel navigatore. Entro in autostrada che mezza mattina se ne e’ andata. Entro in Croazia. Alla frontiera non c’e’ nessuno, rapido controllo al passaporto e poi via. L’autostrada croata e’ piatta, lunga e dritta. Paesaggi altrettanto piatti e monotoni. Un po di traffico solo nei pressi di Zagabria. Ai caselli si paga in Kune o Euro, il resto e’ pero’ in Kune secondo un non ben precisato tasso di cambio. Carta di credito e via. Faccio un po’ di soste ma il traffico nullo mi porta in un attimo al confine con la Serbia. Anche qui non c’e quasi nessuno. Controllo passaporto e via in Serbia. L’autostrada a differenza di quella Croata e pessima. Tutto e’ molto piu’ disordinato. Il Sole picchia e la stanchezza inizia a farsi sentire. Anticipo la sosta e provo il primo Motel sull’autostrada. Non ispira porprio fiducia, strane faccie dentro la reception, proseguo e arrivo a Velika Plana, altro Motel con ristorante, le faccie sono migliori ma il Motel no. Sono troppo stanco e mi convinco a dare 20 euro alla stronza alla reception per un buco di camera singola che cade a pezzi. Al ristorante non ci mangio, preferisco il Mcdonalds dall’altra parte della stradina. Per oggi va bene cosi.

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Dopo una buona colazione carico la moto e con calma parto. Pochi km mi accorgo che il navigatore non trova l’itinerario di oggi. Bene, mi fermo nel primo parcheggio, apro il bagaglio e dal netbook carico di nuovo l’itinerario nel navigatore. Entro in autostrada che mezza mattina se ne e’ andata. Entro in Croazia. Alla frontiera non c’e’ nessuno, rapido controllo al passaporto e poi via. L’autostrada croata e’ piatta, lunga e dritta. Paesaggi altrettanto piatti e monotoni. Un po di traffico solo nei pressi di Zagabria. Ai caselli si paga in Kune o Euro, il resto e’ pero’ in Kune secondo un non ben precisato tasso di cambio. Carta di credito e via. Faccio un po’ di soste ma il traffico nullo mi porta in un attimo al confine con la Serbia. Anche qui non c’e quasi nessuno. Controllo passaporto e via in Serbia. L’autostrada a differenza di quella Croata e pessima. Tutto e’ molto piu’ disordinato. Il Sole picchia e la stanchezza inizia a farsi sentire. Anticipo la sosta e provo il primo Motel sull’autostrada. Non ispira porprio fiducia, strane faccie dentro la reception, proseguo e arrivo a Velika Plana, altro Motel con ristorante, le faccie sono migliori ma il Motel no. Sono troppo stanco e mi convinco a dare 20 euro alla stronza alla reception per un buco di camera singola che cade a pezzi. Al ristorante non ci mangio, preferisco il Mcdonalds dall’altra parte della stradina. Per oggi va bene cosi.

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[:en]Prima tappa verso east[:it]Prima tappa verso est[:]

sole, caldo, fresco, pioggia, un po’ di tutto insomma…partito tardi non sono riuscito a raggiungere Zagabria come programmato ma in compenso ho trovato per caso un piccolo hotel (Hotel Rakar) in mezzo al verde della Slovenia che è fenomenale. Il paese è piccolo ma il luogo è meraviglioso. Autostrade italiane uno schifo come e più di sempre, e sempre piu’ care. autostrade Slovenia una goduria, sembrano ottovolanti per motociclisti in mezzo a continui e verdi boschi. vignetta autostradale 7,5 euro valida per una settimana. Benzina che in Slovenia costa anche 40 centesimi meno, scontato. Niente foto per oggi, sono stanco, a domani se trovo internet.

2744 – il report del giro

Come promesso ecco il report dell’ultimo giro in moto della stagione.

Sabato mattina sul tardi, mentre tiro fuori l’abbigliamento da moto guardo l’orologio pensando che forse un giorno riuscirò anche io a salire in sella all’alba come i veri moto-viaggiatori e guadagnare così quelle due ore in più di viaggio e divertimento. Ovviamente questo non è ancora quel giorno. Sono infatti le 10 quando vestito di tutto punto carico un paio di cose nel bauletto e nella borsa serbatoio. La giornata promette di essere la tipica giornata di settembre, soleggiata e calda ma non bollente, almeno qui sulla costa. Ieri sera per essere sicuro ho guardato tutte le previsioni del tempo sui vari colli su cui salirò oggi, giusto per evitare sorprese. E di sorprese sembra proprio non ce ne saranno. Bene. Accendo il navigatore e imposto l’itinerario già preparato da diverso tempo. Il percorso è piuttosto lungo, circa 600km di cui 500km su strade provinciali o di alta montagna. Mentre un centinaio sono di autostrada, da Laigueglia a Ventimiglia, da dove poi inizierò a risalire verso Cuneo. In genere questi itinerari di più di 400km me li preparo durante l’inverno in modo da averli già belli pronti in estate quando arrivo in Italia senza così dover perdere tempo a cercare strade o pianificare tappe. Mi basta accendere il navigatore, selezionare l’itinerario e partire. Ecco appunto, basterebbe questo se non fosse che uscito dal garage arrivo allo stop e la voce del navigatore mi dice di svoltare a sinistra. Peccato che l’autostrada per raggiungere Ventimiglia è a destra! Iniziamo proprio bene. Ignoro il navigatore e giro a destra. A Capo Mele lo spengo del tutto. Appena uscirò dall’autostrada a Ventimiglia ci darò uno sguardo, evidentemente nel caricare il percorso dal computer, il navigatore ha pensato bene di ricalcolarselo “ad-minchiam”, decidendo che la Savona-Torino era l’autostrada migliore per raggiungere Cuneo. In autostrada trovo pochissimo traffico, ormai la stagione è finita da un paio di settimane e i vacanzieri da spiaggia sono tornati alle città mentre sulla strada per il colle di tenda trovo il solito via vai di moto e vacanzieri del fine settimana. Passo il tunnel del tenda e in un batter d’occhio sono a Cuneo dove sistemo il navigatore, che adesso ha finalmente capito dove sto andando e dove voglio arrivare. Quasi per farsi perdonare, mi fa attraversare dei piccoli borghi tra campi e stradine di campagna. Arrivo infine sulla provinciale 8 dopo aver passato Busca, Costigliole Saluzzo, Piasco e Venasca. Qui mi fermo in una piazzola sulla lunga e dritta provinciale a fare un spuntino, non mi sono infatti accorto che l’orologio segna quasi le due. Fino ad ora nonostante sia ancora in pianura, mi sto davvero godendo la guida della suzukina. Butto un occhio al contachilometri e mi accorgo anche di aver già fatto 200km senza praticamente quasi accorgermene. Riprendo il viaggio e a Venasca il numero dei motociclisti sulla strada aumenta in maniera esponenziale, segno che sto lasciando la pianura per salire in quota. A Casteldelfino l’aria inizia a essere frizzante. i 1500 metri sono il preludio alla grande salita. ma prima decido di fare benzina al distributore del paese. l’indicatore della benzina mi segna tre quarti di serbatoio ma mi sembra abbastanza strano, i km fatti dall’ultimo rabbocco, cioè alla partenza, sono 250. E conoscendo bene quanto la strommina consuma alle mie andature dovrei essere appena sotto alla metà. Sono indeciso se fermarmi ma i conti non mi tornano e inoltre difficilmente riuscirei a trovare un distributore prima di essere sceso a valle dal versante francese del Colle dell’Agnello. Decido per la sosta e infatti il rabbocco e di ben metà serbatoio. Meno male che mi sono fermato. Approfitto per chiedere al benzinaio se vado bene per il Colle, visto che il navigatori oggi confonde la destra con la sinistra. Tutto bene finora mi conferma ancora 10km a Pontechianale e poi inizia la salita vera e propria. Riparto con la giornata che si mantiene stupenda.

Pontechianale2

Pontechianale3

Un via vai unico di moto, e un continuo salutare. Alla fine della vallata la strada inizia a salire serpeggiando sulla montagna con pendenza decisa. E qui inizia lo spettacolo dei paesaggi, le alpi Cozie si estendendo imponenti. Le rocce nude a picco ai lati della strada. Ad ogni curva mi devo fermare per fare foto. Dopo circa trenta minuti mi rendo conto di aver fatto si e no quattro tornanti, forse 500metri. Di questo passo arrivo in cima al tramonto. Metto via la macchina fotografica e monto la videocamera sul casco, e riparto.

Si sale al colle

Ultimi alberi prima del balzo

In salita al colle tra le alpi Cozie

inizio salita colle dell Agnello-2

salita al colle dell Agnello

Un gruppo di caprette al pascolo si godono una passeggiata sulla strada bloccando il traffico. ne approfitto per fermarmi e contemplare il silenzio e il vento piuttosto forte ma non fastidioso. Sono in una specie di valle, a circa 2000 metri, simile al fondo di un canyon, alla mia sinistra una lunga parete rocciosa che si eleva dritta e imponente mentre alla mia sinistra la strada perfetta serpeggia su fino alla cima.

permesso

Alpi Cozie sulla strada per col dell Agnello

ultimi tornanti

siamo in alto ma alto

motociclisti e moto di ogni genere lassu

ci siamo quasi

gli ultimi tornanti e arrivo nel piccolo spiazzo sulla cima. 2744 metri. Spengo il motore e scendo un po’ infreddolito.

Cima del Colle dell Agnello 2744m

2744 la cima

Un ciclista mi saluta sorridendo nel vedermi fregare le mani per scaldarmi. Scommetto che a salire fin qua In bici non si sente il freddo gli dico, scherzando. E’ l’unico vantaggio che si ha mi dice ridendo. Non posso che fargli i complimenti. Da qui è passato anche il giro d’Italia alcune volte e mi ricordo che è sempre stata una delle tappe più dure. Tra una foto e l’altra scopro che conosce molto bene le alpi qui nei d’intorni, e volentieri mi indica nomi, altezze, passi e colli che ci circondano. Meglio di una guida turistica. Lo ringrazio, ci fosse stato un baretto gli avrei offerto un caffe per ricambiare la cortesia. prima di ripartire gli chiedo lumi sui tempi e i km che ho ancora da fare. Sono le ormai le 4, in teoria non sono neanche a metà dell’itinerario, e devo rientrare a casa entro oggi, anche se l’oggi per me termina a mezzanotte, non vorrei aver messo troppi km sul navigatore. In effetti mi spiega che per arrivare a Briancon in Francia, passando anche il colle dell’Izoard, mi ci vuole ancora un’oretta buona. Briancon, nel mio itinerario segna la metà del viaggio, i restanti km sono per tornare indietro. Mi rassegno, a Briancon non faccio in tempo ad arrivare. L’idea però di scendere dalla stessa strada fatta a salire non mi stuzzica per niente. Il ciclista mi mostra sulla sua cartina che una volta sceso dal Colle dell’agnello dal versante francese, e giunto a Ville Vieille posso svoltare a sinistra e prendere la D902 per Guillestre e da li salire sul col di Vars e ridiscendere sulla D900 che rientra in Italia dal Colle della Maddalena. Questo mi taglia circa 100km dall’itinerario di partenza, non molto, ma mi evita di fare la stessa strada appena fatta, inoltre c’è anche il Col di Vars su cui non sono mai salito. Approvo, stringo la mano, saluto e salgo in sella. La discesa dal versante francese con il sole basso è spettacolare anche se i paesaggi sono meno selvaggi e rocciosi.

Alpi Cozie-2

strada per col dell Agnello

salita.al.colle.dell.Agnello3

Mi fermo in riva al fiume proprio ai piedi del Colle non appena vedo un minuscolo gabbiotto di legno con la scritta Sandwich, purtroppo è chiuso ma la scritta mi ha risvegliato un po’ di appetito. Riparto ma pochi km dopo passando nel piccolo paese di Fontgillarde trovo una piccola osteria. Mi godo un caffe e un panino un po’ di fretta, incomincia a farsi tardi e ancora non sono a metà dell’itinerario. Rinuncio controvoglia a tirare fuori la macchina fotografia per immortalare alcuni scorci di questo meraviglioso paesino con la sua bella meridiana dipinta sulla facciata di una casa davanti alla chiesetta in pietra. Riparto con lo stomaco a posto e un’andatura un po’ più sostenuta. Arrivo a Ville Vieille al bivio indicatomi e in un attimo, complici le ottime strade provinciali francesi sono a Guillerme e quasi senza accorgermene ai piedi del Colle di Vars. Il sole è ormai tramontato e la temperatura è scesa. Una breve sosta a mettere uno strato antivento sotto la giacca e poi riparto passando il Colle che nonostante l’ora è ancora bello trafficato di impavidi motociclisti. Il Colle non è spettacolare come l’Agnello ma la strada è sempre piacevole. In un attimo sono in cima al Colle della Maddalena. Il lago della Maddalena mi obbliga a una veloce sosta per una foto. Al bar del colle ci sono ancora motociclisti, non fosse cosi tardi e non avessi ancora diversi km da fare mi firmerei.

Cima del Colle della Maddalena 

Ai piedi del colle, butto un occhio ai km e mi accorgo che l’indicatore digitale del livello benzina mi segna ancora il serbatoio pieno. Cosa impossibile dopo i km fatti dall’ultimo rifornimento circa 100km prima. Apro il tappo e infatti non è pieno, ormai il sospetto che l’indicatore non funzioni a dovere inizia a farsi largo, fino a diventare realtà all’imbocco del tunnel di tenda, dopo aver percorso altri 95 km passando da Vinadio, Demonte e Borgo San Dalmazzo. 195km e mi segna ancora serbatoio pieno. Magari!!! Mentre sono in coda all’imbocco del tunnel ad aspettare il verde apro il serbatoio e faccio due calcoli per capire se mi conviene aspettare di essere in Francia per fare benzina (a 30 centesimi in meno) oppure meglio non rischiare di trovare benzinai chiusi data l’ora. Mentre mi inerpico su calcoli logaritmici e parabolici cercando di scuotere la moto per vedere se caso mai l’indicatore si fosse bloccato, un motociclista francese si mette in coda accanto a me. Mi guarda preoccupato chiedendomi se c’è qualche problema, gli spiego e subito si offre di darmi un po’ di benzina. No, no grazie sono a posto fino al prossimo benzinaio. Insiste, gli devo far vedere dentro il serbatoio perché’ si convinca. Facciamo due chiacchere per poi appena scattato il verde insiste per starmi dietro fino al prossimo benzinaio nel caso, mi dice, non riuscissi ad arrivarci. Dopo una 40km di km mi fermo al primo benzinaio, è ormai quasi buio, ringrazio e saluto la mia improvvisata scorta e faccio il pieno maledicendo l’indicatore, pensando al casino da fare per smontarlo. Inizia a fare anche piuttosto freddo, faccio fatica a tirare fuori la carta di credito, ho le mani congelate ma fortunatamente, penso, ho ancora un centinaio di km da fare prima di dover spegnere il motore fino al prossimo anno e anche se sono pochi e quasi tutti di autostrada me li godo come le curve lassù in cima al Colle dell’Agnello.

In moto tra fango e neve… a Giugno

Sabato, complice un rinvio delle sospirate ferie e con la data di partenza per il giro in moto della Turchia e del Caucaso ancora da definire… ho preso la moto e mi sono diretto sulle Alpi, tra Francia e Italia. Il veloce itinerario che ho buttato giù all’ultimo momento avrebbe dovuto mettere sul conta km più di 300 km, di cui un bel centinaio su strade sterrate del genio militare ma il meteo alla partenza, già piuttosto incerto, mi ha fatto decidere di dimezzare l’itinerario proprio in cima al Col di Tenda. Temperatura polare, vento e cielo che minacciava pioggia. Onestamente non ricordo mi sia mai capito di trovare ancora neve a metà Giugno sul Colle di Tenda, come non ricordo di aver mai percorso sia la salita al Colle, da Limone, sia la discesa dal versante francese fino a Casterino senza incontrare praticamente nessuno (a parte una marmotta che mi ha tagliato la strada furtivamente guardandomi con un’espressione tra lo stupito e il compassionevole) …niente escursionisti, niente fuoristrada e niente moto! Nonostante una temperatura pungente però è stato uno spettacolo lassù, sugli sterrati tra neve e fango nel silenzio direi proprio totale delle Alpi.

Limone - salita al Col di Tenda

in cima al Col di Tenda

Il forte centrale - Col di Tenda

DSC_0953

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DSC_0960

Una dream road

E’ una delle strada che più’ mi diverte in moto. E’ la provinciale 44 che sale a destra diramandosi dalla statale 55 a circa meta’ strada tra i paesini di Zuccarello ed Erli e sale verso una piccola perla di paese che si chiama Castelvecchio di Rocca Barbena arroccato attorno al castello e alla rocca omonima. Se percorsa a scendere, ovvero dal piazzale davanti alla rocca fino al bivio a fondo valle regala spettacolari scorci sulla vallata a strapiombo e morbide curve con ottimo asfalto e pochissimo traffico. E’ una dream road… pero’ non facciamo i matti, prudenza, sempre.

La piccola Notre Dame de la Menour

Nella mia ultima salita al Col de Turini (Francia) sono passato ai piedi di uno spuntone di roccia che domina le gorges de la Bevera e sulla cui cima sta adagiata timidamente e quasi in bilico una piccola chiesetta con crocifisso che si staglia solitario davanti. Durante la salita sono potuto solamente fermarmi a bordo strada, un paio di tornanti più’ avanti, per scattare veloce una foto con la promessa di ritornarci e dare un nome alla foto scatatta:

Notre Dame de la Menour  Moulinet

e così ho fatto pensando anche che sarebbe stato giusto salire in cima per visitare quel piccolo e suggestivo luogo e chiudere così’ la stagione dei viaggi in moto.

Notre Dame de la Menour

Salita che porta alla chiesa

Il lungo ponte verso Notre Dame de la Menour  Moulinet

Il ponte che sale sullo spuntone di roccia

Notre Dame de la Menour

Il crocifisso sul sagrato

Domina la vallata

Il piccolo interno della chiesetta

Se siete diretti al Turini, la piccola chiesetta di Notre Dama de la Menour merita veramente una visita.

Il Massiccio dell’Authion

Destinazione Francia.

Ringrazio Christian per avermi mostrato le foto della sua gitarella in off-road tra il Col di Tenda e appunto il massiccio dell’Authion e per avermi indicato come arrivarci. Io proprio non conoscevo affatto questo fantastico luogo e le sue strade tra le alpi marittime francesi.

Partenza sabato mattina, presto… si come no! Sorriso

Direzione Francia sulla pallostrada-autostrada A10. Nonostante i 30 gradi la tenuta semi-estiva sembra isolarmi piuttosto bene. All’uscita di Ventimiglia, poco prima del confine, prime avvisaglie di code e traffico estivo di Agosto. Fortuna che ho deciso di passare il confine percorrendo la E70 che sale verso il Piemonte e il Col di Tenda. E infatti a San Michele devio a sinistra sulla D90 che mi porta in Francia. Traffico assente. Sono tutti imbottigliati sulla costa.

In un attimo, percorrendo la D2566, arrivo a Sospel. Il caldo data anche la velocità ridotta tra curve e tornanti inizia a farsi sentire. La strada invece continua a salire scorrevole e poco trafficata.

Strada che sale al Col di Turini

Tunnel nella roccia sulla strada che sale al Col di Turini

Passato Moulinet inizio a sentire l’aria del Col di Turini. Ed è li che arrivo all’ora di pranzo. Un paio di tornanti sopra al colle mi fermo a bordo strada per divorarmi i panini portati da casa davanti allo spettacolo delle Alpi Marittime francesi nel bel mezzo del Parco del Mercantour.

Parco del Mercantour - salita verso il Col de Turini

A pancia piena riprendo la salita. la strada si fa più stretta finche arrivo davanti all’inizio dell’anello che attraversa il massiccio dell’Authion. Le strade sono senso unico e si percorre l’anello stradale in senso antiorario. Pochi km e arrivo Cabanne Vieilles e ai ruderi della prima installazione militare della seconda guerra mondiale.

Cabanne Vieilles - resti di caserme

Cabanne Vieilles - carro armato Stuart davanti ai resti di edifici militari

Cabanne Vieilles - caserme

Cabanne Vieilles - resti di carro armato Stuart del 1940

Il massiccio dell’Authion è stato un importante punto strategico sulle Alpi Marittime fin dalla guerra di successione austriaca (1744-1749) e poi durante la seconda guerra mondiale dove le truppe alleate e francesi si fecero largo tra quelle tedesche che difendevano il massiccio attraverso le numerosi fortificazioni sparse in tutta la zona. Su queste montagne a più di duemila metri, morirono 273 uomini in quella che fu una delle ultime battaglie delle seconda guerra mondiale. A ricordare tutto ciò, insieme alle mura scheletriche di quelle che un tempo erano le caserme, c’è ancora un vecchio carro armato Stuart del 1940.

Riprendo la strada che anche se piuttosto stretta e piuttosto alta (2070 metri, qui gli inverni si fanno sentire) è ben asfaltata a conferma del fatto che i francesi sanno valorizzare molto bene il loro territorio e i loro monumenti. In cima al massiccio mi fermo a contemplare lo spettacolo delle Alpi Marittime. Mi godo l’aria frizzante di alta montagna in compagnia di mucche al pascolo libero nella spianata. Alla mia destra intravedo la strada sterrata sul crinale della montagna che va verso il Col di Tenda. Sono a metà dell’anello e alla mia sinistra intravedo invece sulla cima della montagna delle fortificazioni militari. Preferisco proseguire sull’anello e completare il giro del massiccio, lasciando la strada sterrata che attraversa il parco del Mercantour a un prossimo giro.

Authion - Strada che porta nella Valle Roya

Authion - strada che sale alla cima

Authion - Parco del Mercantour e le Alpi Marittime

Un paio di curve e giungo al forte di Plan de Caval. Il forte faceva parte delle fortificazioni delle Linea Maginot. Parcheggio a lato della strada e mi inerpico a piedi sulla collinetta tra le rovine delle caserme e delle postazioni di artiglieria.

Authion - forte al Plan de Caval della linea Maginot

Authion - interni forte della linea Maginot al Plan Caval

Authion - mura del forte della linea Maginot al Plan Caval

Authion - le Alpi Marittime

Authion - postazione di artiglieria

Authion - Blocco artiglieria al Plan Caval

Authion - l'imponente Reduite Ruinée

Authion - postazioni di guardia

Authion - raggio di sole tra le Alpi Marittime

Due chiacchere con un paio di motocilcisti francesi e poi riprendo la strada passando ai piedi dell’imponente  Forte dei Tre Comuni. La strada che sale è piuttosto ripida e sterrata. A piedi e in tenuta da moto preferisco evitare. Sarà per una prossima volta. Mi fermo invece sotto ad ammirare le caserme. Una costruzione mi incuriosisce più delle altre, sembra avere quattro colonne all’interno. E’ solo dopo essermi avvicinato che capisco che sono i camini dei forni delle cucine. Non posso fare a meno di immaginare i soldati che erano di stanza quassù durante i rigidi inverni, consolarsi con del pane caldo appena sfornato. Mentre le cicatrici lasciate dai colpi di mitragliatrici e artiglieria sulle mura del Forte mi ricordano anche chi invece con quel pane non ha forse mai potuto riscaldarsi le mani.

Authion - caserme sul crinale dell'Authion

Authion - Caserme e resti dei camini delle cucine

Chiudo l’anello, tornando all’inizio del percorso. Avrei voluto fermarmi ancora tra quelle rovine ma la giornata sta quasi per finire e devo rientrare in Italia. Qui so già che tornerò ancora.

Authion

Salita al Col de la Bonette

Questa volta ho voluto raggiungere la cima del Col de la Bonette 2802m in moto. Cima molto discussa, secondo i francesi è (erroneamente) considerato il valico alpino più alto d’Europa. in realtà è il quarto dopo l’Iserand, lo Stelvio e il Col dell’Agnello. Di sicuro la strada che sale, e che poi scende, mette tutti d’accordo. I paesaggi e la vista che offre sono da urlo. Assolutamente una tappa obbligatoria per tutti motociclisti e non.

il giro è stato piuttosto lungo, circa 500km fatti in un giorno. Salito da Albenga ho raggiunto il Colle del San Bernardo per scendere a Garessio. Da Li ho sconfinato in Piemonte passando per San Giacomo di Roburent. A quel punto ho preso la direzione verso est e il confine con la Francia, passando per Boves, Borgo San Dalmazzo, Vinadio fino al confine, passato salendo al Colle della Maddalena. Altro passaggio che merita. Sono sceso da colle ritrovandomi in Francia. Riempito il serbatoio a Barcellonette ho preso la strada che sale sul al Colle della Bonette. Il video (diviso in due parti) è il resoconto completo della salita e della discesa dal versante sud. Partito un po’ tardi la mattina mi sono ritrovato sul Colle alle 16 passate e con ancora 250 km di strade di montagna e secondaria da fare per tornare a casa. Ma lo spettacolo lassù mi ha fatto togliere l’orologio e puntare verso sud. Sceso dal colle sono arrivato a Isola da cui ho preso la deviazione per isola 2000 (nota stazione sciistica) e da li via su per il Colle della Lombarda (2350m). Arrivato lassù verso le 18 passate, il sole basso sulle montagna mi ha regalato un tramonto che difficilmente scorderò. la luce morbida e calda di fine giornata ha illuminato i meravigliosi paesaggi nella discesa verso Vinadio e l’Italia. A quel punto ho ripercorso il tratto iniziale a ritroso verso la Liguria e dopo una breve sosta da amici a San Giacomo,  sono arrivato a casa verso le 22. Una lunga ma meravigliosa cavalcata di 500km. Fantastico.

Il video integrale in HD della salita al Col de la Bonette. Consiglio di avviarlo e cliccare su “HD on” e selezionare la massima risoluzione e poi mettere a tutto schermo.


Col de La Bonette Luglio 2012 di wambla

Salita al Col di Tenda in moto (video report)

Annuale salita al col di Tenda, questa volta il report è interamente video (40 minuti) quindi mettetevi comodi. Il video documenta l’intera salita da Casterino (Francia) fino in cima al Col di Tenda, percorrendo la strada sterrata del genio militare che sale sopra i 2000 metri slm, dominando le vallate a cavallo tra Francia e Italia. Sul percorso ovviamente sosta ai fortini e alla costruzioni militari realizzate tra il 1881 e il 1895. La giornata è stata splendida, con sole e vento che manteneva la temperatura piacevole sui 18 gradi anche sopra i duemila metri. Pochissima gente incontrata sulla strada, per lo più trekker ed enduristi.

Il video e diviso in 3 parti. Consiglio di guardarlo in alta definizione (nel primo avviate il video e poi cliccate su “HD off” in alto a destra e scegliete la qualità massima 720p poi cliccate sul quadratino in basso a destra per vederlo a schermo intero. Il secondo e terzo cliccate su “HD” e mettete a schermo intero)

Salita.al.Col.di.Tenda.Luglio.2012 – Parte 1 di 2 di wambla

Salita.al.Col.di.Tenda.Luglio 2012.parte 2_1 from Luca on Vimeo.

Salita.al.Col.di.Tenda.parte 2_2 from Luca on Vimeo.

Verso Capo Nord – Report di viaggio

Giorno 1.

La sveglia è alle 6.45. Voglio partire presto, la prima tappa è lunga e non so quanti km riuscirò a mettere sotto le ruote per la sera. Devo sfruttare al meglio le ore di luce. Almeno questa è l'intenzione ma come al solito tra una controllata al bagaglio e un'altra alla moto, mi ricordo all'ultimo momento che devo anche passare al bancomat a prendere un po' di contante in euro e poi fare benzina. Alle 8.15 la moto è carica, il bancomat svuotato e mi dirigo al benzinaio. Due chiacchiere sul viaggio e poi via entro in autostrada. Sono le 8.45 e il sole è già alto. Se dipendesse da me sarei già' in Svizzera, fuori dall'Italia, ma devo trattenere la frenesia, ho parecchi km da fare nei prossimi giorni e la fatica inevitabilmente finirà' per accumularsi. Abbastanza tranquillo, e con soste regolari ogni 150km arrivo all'autogrill tra Alessandria e Milano per la prima sosta benzina. Acquisto un panino per il pranzo e scarico un po' di liquidi. Mentre mi asciugo le mani nei bagni mi sento chiedere: "E' una tank-bag?". Il ragazzo mi guarda la borsa da serbatoio che tengo sulla spalla. Due chiacchiere e scopro che e' un motociclista in "borghese". Ci salutiamo e mentre nel parcheggio mi preparo a ripartire mi viene di nuovo incontro. "Dove sei diretto?" "Capo Nord", "Ma pensa, io parto per Capo Nord sabato prossimo", "Ma dai?!" "Che giro fai?" "Salgo dalla Svezia e Finlandia e scendo dalla Norvegia" "Io invece salgo dalla Norvegia, dovrei incontrarti mentre tu scendi" "Si è molto probabile, se ti vedo ti fermo sicuramente" "Si anche io, fai buon viaggio" "Anche tu, ci si vede lassù". Una stretta di mano e un caloroso sorriso e riparto. Gli incontri con i moto-viaggiatori sulla strada sono la linfa di una viaggio in moto. In un attimo sono alla dogana svizzera di Chiasso e li trovo la prima coda. Lentamente sotto un sole caldo, ma ancora non bollente per fortuna, arrivo al bar del piazzale, acquisto la vignetta per le autostrade svizzere, maledico gli svizzeri (37 euro) e tiro fuori il bel panino acquistato all'autogrill in precedenza. Sono passate le 12 e la tensione ha ormai lasciato il posto alla fame. Appena finito salgo in moto e faccio i venti metri fino alla linea di stop della dogana. A passo d'uomo e con un po' di apprensione, quasi mi aspettassi l'imprevisto, l'attraverso guardando i doganieri svizzeri a lato. Loro mi guardano semplicemente e con un cenno del capo mi fanno transitare senza neanche fermarmi, Tiro un sospiro, l'Italia è alle spalle. Ora mi sento finalmente in viaggio, solo con me stesso e la mia moto, con le strade del mondo davanti e quella impagabile e meravigliosa sensazione di libertà' assoluta. I paesaggi svizzeri diventano via via sempre più verdi e montuosi fino al culmine del San Bernardino, dove la strada sale leggermente in quota e le alpi, verdi e spruzzate di neve, fanno da splendida cornice. La strada-autostrada e' perfetta e sinuosa, un paradiso per i bikers che transitano a centinaia in un senso e nell'altro. Imbocco il tunnel omonimo, buio e piuttosto stretto, e dall'altra parte inizio a sentire l'aria dell'Austria. Rasento e forse passo anche il confine con il Lichtenstein per poi uscire dall'autostrada a St Margrethen, proprio al confine con l'Austria. Decido di fare i dieci km austriaci che mi dividono dalla Germania, costeggiando il lago, invece che farli sulle autostrade austriache, non ho voglio di cercare e acquistare anche la vignetta austriaca, anche se è solo pochi euro. Arrivo alla dogana svizzero-austriaca e qui non c'è addirittura nessuno. neanche il traffico, è una dogana secondaria e non autostradale. lentamente passo. Sono in Austria, dalla parte austriaca la dogana è una rotonda, si proprio una rotonda dove a un uscita c'è un doganiere in bella tenuta da marinaretto che osserva sorridente. Mi accorgo che è la dogana austriaca semplicemente perché sbaglio uscita, la terza invece che la seconda e ci rientro una seconda volta e noto la scritta sull'asfalto. Passo la cittadina di Bregenz che si affaccia sul lago di Costanza. E' piena di turisti che prendono il sole sulle rive, la temperatura è piuttosto calda. Arrivo al confine con la Germania e imbocco subito l'autostrada. Altre due nazioni alle spalle. Le autostrade tedesche sono perfette, ordinate, con stazioni di servizio e aeree parcheggio attrezzatissime, cartelli stradali con tonnellate di informazioni e soprattutto senza limiti di velocità'. Sono un po' preoccupato immaginando i pazzi che a duecento all'ora superano passandomi a pochi centimetri o ai cambi di corsia alla Schumacher. Eppure niente di tutto questo. Sono tutti ordinati anche a duecento km all'ora. Mettono le frecce a ogni cambio di corsia, persino quando rientrano davanti a me dopo un sorpasso. E non appena compare un cartello che ne limita la velocità' nei tratti pericolosi o per lavori in corso, tutti in fila a distanza di sicurezza e a velocità' consentita. I km passano veloci. In una piazzola di sosta mi unisco ai tedeschi che nel fine settimana si mettono in viaggio, e nel mezzo del parco con tanto di panche tavoli e giochi per bambini mi faccio uno spuntino. Poi nel bellissimo prato mi sdraio anche io a digerire. Due chiacchiere con una motociclista tedesca nel linguaggio dei gesti. Io non parlo una parola di tedesco lei non una di inglese o italiano, infine riparto. Alle porte di Amburgo il traffico, anche data l'ora di punta a fine giornata, diventa pesante. Impiego quasi trenta minuti a passo d'uomo per arrivare all'imbocco del tunnel che passa sotto al fiume Elba nel bel mezzo dell'enorme porto di Amburgo. Alle sette arrivo a Wurzburg all'hotel della catena Etap. Non ho riservato niente e c'è il pienone. Rimedio una camera, una delle ultime libere, fumatori purtroppo. ma non è il caso di storcere troppo il naso. I km fatti sono 830, sono un po' stanco ed è tardi per cercare di meglio. Una doccia e via a letto, domani altra tappa verso il confine nord della Germania.

Sosta sotto le Alpi Svizzere

 

Giorno 2.

Mi alzo presto ma questa volta decido volutamente di prendermela comoda e mi godo la colazione buffet alla tedesca dell'albergo. Poi con calma carico la moto e parto verso le 9. Ancora sole che fortuna. E' domenica e la strada è tutto sommato tranquilla. Punto il muso della strommina verso nord. Obbiettivo Flensburg, al confine con la Danimarca. Gli incontri con i motociclisti in viaggio si fanno via via sempre più frequenti. Penso che il viaggio in moto sia stato inventato proprio in questo paese. Carichi, con tende e bagagli i motociclisti tedeschi li incontri ovunque in Europa ma qui in Germania sono tantissimi che si muovono nei weekend. La tappa scorre via piacevole non sento fatica e la cosa mi galvanizza ancora di più'. In fondo sono a digiuno da viaggi in moto da molti anni e sinceramente mi aspettavo più' stanchezza dopo la prima lunga tappa. Però preferisco dirlo sotto voce. Un paio di fermate a fare benzina e a mangiare qualcosa. Le stazioni di servizio in Germania e in Scandinavia sono dei veri propri supermercati, ci si trova di tutto, ma proprio di tutto. La benzina qui costa in media 1.60 euro. Meno che in Italia, che novità'. E oltre alla 95 e 98 ottani hanno anche la E10 a 1.55 euro circa, con 10% di bioetanolo. Le provo tutte, con predilezione per la E10 e la strommina sembra gradire. Da Dortmund in su il vento si fa più insistente e i generatori eolici nelle campagne tedesche si contano sulle dita di molte mani. Sono tanti e sono enormi. Da qui in su saranno una costante dei paesi nordici. Penso che in futuro, forse anche solo tra venti o trent'anni, questi paesi ne trarranno ancora più beneficio di quello che ne traggono oggi. Inizio ad essere stanco e le soste più frequenti ma alla fine arrivo a Flensburg dopo 660 km e tutto sommato abbastanza presto, sono le 17. L'hotel è un altro Etap in centro alla città'. tanto in centro che il navigatore mi, e si, confonde. In compenso faccio un bel giro della cittadina. poi a pochi isolati trovo un parcheggio a pagamento per piazzare la moto ed entrare nell'albergo a cercare una camera. Questa volta sono più fortunato, camera disponibile per non fumatori, colazione inclusa. Chiedo per il parcheggio e il gestore mi da una piantina della zona con segnati tutti i parcheggi a pagamento. Esco e ne passo in rassegna un paio. Tutti molto vicini all'albergo ma tutti all'aperto, preferirei trovarne uno al chiuso o meno accessibile dalla strada per poter lasciare su tutte le borse. Sono in Germania e difficilmente qui qualcuno fa brutti scherzi eppure ci sono una marea di coloratissimi e stravaganti giovani in città' oggi e si sente una certa elettricità' nell'aria. Giro a piedi in cerca di qualcosa di meglio. Dietro all'albergo in un'isolata traversa trovo un parcheggio per moto, non mi sembra a pagamento, per lo meno non trovo dove prendere un biglietto o pagare. parcheggio ugualmente ma non voglio fare l'italiano e non appena vedo un ragazzo uscire dall'edificio di fronte gli chiedo se posso lasciare la moto li per la notte, anche pagando. Lui mi spiega che il parcheggio è del palazzo ma che non c'è alcun problema se la lascio li per la notte. Lo ringrazio, scarico e prendo possesso della camera. Dopo una veloce doccia scendo sul porticciolo. la cittadina di Flensburg si affaccia sul Mar Baltico ed è coloratissima. E' proprio a pochi km dal confine con la Danimarca e la comunità danese è piuttosto numerosa. Una specie di museo navale espone alcune barche a vela antiche. In giro ci sono molti turisti e parecchia eccitazione. Scatto foto a destra e sinistra e poi mi imbatto in un gruppo di giovani bardati a festa e domando che ci sia in città' di così entusiasmante. Gioca la Germania tra pochi minuti nei campionati europei di calcio e proprio contro la Danimarca. E' vero me ne ero dimenticato. Mi infilo in uno dei pub di fronte al porticciolo e tra una birra, wurstel e quattro chiacchiere in inglese assisto al primo tempo. Un delirio di bandiere tedesche. Poi la stanchezza prende il sopravvento. Saluto i compagni di tavolata offrendo una birra a tutti, la Germania stava vincendo agevolmente. Mi infilo a letto stanco, domani Danimarca e i suoi ponti.

Veloce pranzo in un area di sosta svedese

Sosta pranzo nelle verdissime e pulitissime aree sosta sull’autostrade tedesche.

Flensburg - Germania

La cittadina di Flensburg in Germania al confine con la Danimarca.

Passegiata sul Porto di Flensburg - Germania

Flensburg e il suo porto sul Mar Baltico.

Porto di Flensburg - Germania

Il Porto di Flensburg – Germania.

 

Giorno 3.

Mi alzo tardi, alle 8 passate e mi godo con calma la colazione scambiando due chiacchiere con un ragazzo asiatico in città per un colloquio di lavoro. Oggi la tappa di trasferimento è la più corta dell'intero viaggio. 440 km ma attraverserà' l'intera Danimarca e le sue due principali isole, passando da Odense e Copenaghen per sbarcare poi in terra svedese. Carico la moto con tranquillità. Il tempo è ancora bello soleggiato anche se la temperatura inizia ad essere più fresca a questa latitudine ma perfetta per viaggiare. In un attimo sono in Danimarca. Il traffico sull'autostrada danese si fa più intenso. I paesaggi piatti sono letteralmente punteggiati di generatori eolici. Il 20% della produzione di energia elettrica della Danimarca arriva dall'eolico. E direi che si vede. Mi fermo a Odense per una seconda colazione ma riparto subito non vedo l'ora di mettere le ruote sul primo ponte. Ci arrivo davanti all'improvviso. E si notano subito i sui 6.7 km di arco. Me lo godo tutto a 90km/h, sembra di correre sul mare e la giornata è stupenda. Ai lati piccole barche a vela e grosse navi container a cui si passa letteralmente sopra la prua. Il vento che soffia costante non da più di tanto fastidio. All'arrivo sull'isola di Fionia, ma sbaglio e pago il pedaggio alle casse automatiche, già un po' salato, per auto invece che per moto. L'emozione. Riprendo il cammino tra gli immancabili generatori eolici e il traffico dell'isola. Poi arrivo al tunnel. E' un attimo e la strada abbandona la terra ferma e scende in picchiata sotto al mare. Il Drodgen tunnel, il più lungo tunnel ferroviario e autostradale sottomarino al mondo, collega l'isola Amager su cui si trova una parte della città' di Copenaghen all'isolotto artificiale di Peberholm. Qui la strada sbuca di nuovo in superficie dopo aver viaggiato per 4 km a 10 metri sotto il livello del mare. Appena fuori, l'Oresund appare maestoso. Mi fermo e scatto foto. Poi salgo in sella e percorro i 7.8km di uno dei ponti più famoso al mondo. Quando passo sotto ai suoi due piloni di cemento quasi grido. 206 metri di altezza e 12 di larghezza. Impressionanti. Sotto, 57 metri di altezza dal pelo dell'acqua. Alla fine dei suoi 7.8 km il casello per il pedaggio, questa volta evito le casse automatiche e pago il giusto. I doganieri mi fanno cenno con un sorriso di passare. Benvenuto in Svezia e nella penisola Scandinava. E' il primo pomeriggio ormai e Malmö sonnecchia. Poco traffico nonostante sia lunedì. Il cielo però cambia in peggio e inizia ad annuvolarsi. Mi fermo a fare benzina, la tappa sta quasi finendo e preferisco rimanere con il serbatoio pieno. Costeggio dirigendomi verso nord ovest. A Helsingborg esco dall'autostrada e inizio a cercare il bed and breakfast che mi ero segnato. ci arrivo in pochi minuti. E' proprio sul mare appena fuori dalla città di Helsingborg. Il posto è stupendo. Piccole case bianche immerse in splendidi giardini in mezzo alla campagna ma a due passi dal mare che divide dalla Danimarca. Però non c'è nessuno. E' pomeriggio e credo molti siano ancora la lavoro mentre l'ingresso del bed and breakfast non lo trovo proprio. Aspetto alcuni minuti che qualcuno appaia poi decido che è meglio ripiegare su un hotel nella vicina cittadina. Raa o qualcosa di simile. Al primo hotel, carino, la ragazza, altrettanto, mi spara 995 corone svedesi. Lei, quasi quasi, mi convince ma un rapido calcolo in euro mi fa saggiamente cambiare idea. Mi inoltro nella città' di Helsingborg e nel suo caotico traffico. Il miglior prezzo che spunto è 900 corone. "E' l'ultima stanza" mi dice uno svedese dai capelli bianchi che sbuca da dietro la reception seguito da una giovane svedese nera di capelli, forse un po' poco svedese, con due tette enormi e una mini gonna un po' troppo alzata. "è un ottimo prezzo con parcheggio e colazione" aggiunge l'uomo sbrigativamente mostrando fretta di tornare nello stanzino dietro al bancone con la prorompente giovane. Sull'ottimo prezzo gli esterno i miei dubbi e lo saluto. Decido di ritornare suoi miei passi quando inizia a piovere. Prima due gocce, poi sempre più insistentemente. Dopo un'ora di pioggia e di giri a vuoto ritorno al primo BB questa volta nel parcheggio in ghiaia, al centro dell'agglomerato, sbuca una coppia di anziani su una vecchia macchina. Li fermo. Non parlano una parola di Inglese ma appena accenno: "Bed&Breakfast" raddrizzano le orecchie e gentilissimi mi ci portano direttamente. Era a venti metri ma sulla porta non c'era alcuna indicazione. Suono e finalmente un altra gentilissima signora sulla sessantina mi apre. Stanza 1 che si affaccia nel giardino principale a pochi metri dal mare. 390 corone. Appena finita di scaricare la moto. La pioggia inizia a scendere a secchi sbattuta da un forte vento. Sono stanco, bagnato e uscire con questa acqua e' praticamente impossibile. Doccia calda e partita davanti alla televisione poi nanna. Per oggi mi fermo qui.

Il Parco eolico marino nell'Oresund - Danimarca

L’enorme parco eolico marino nell’Oresund – Danimarca.

Il Ponte dell'Oresund collega Danimarca e Svezia

I 7.8 km del ponte sull’Oresund che collega la Danimarca alla Svezia

 

Bed and Breakfast sul mare in Svezia

Il bed&breakfast alle porte della città di Helsingborg sulla costa svedese.

Il mar Baltico e la costa Danese sullo sfondo

Il sole che rischiara il mar Baltico e sullo sfondo la costa Danese.

 

Giorno 4.

Partenza presto. 7.30 sono già sull'autostrada svedese E4 direzione Stoccolma. Il tempo è purtroppo nuvoloso. La sera ho chiesto al gestore del bed&breakfast di farmi dare un occhiata alle previsioni del tempo per i prossimi quattro giorni nel nord della Svezia, Finlandia e Capo Nord. L'enorme perturbazione che ieri è passata qui sulla costa sud svedese riversando litri d'acqua si sta muovendo verso nord. Oltre alle violenti piogge, a Capo Nord per Venerdì si prevedono 2 gradi di massima. Non è tanto il freddo a preoccuparmi quanto le piogge viste ieri che non permettono di tenere percorrenze medie sui 500-600 km al giorno, che sono il minimo che devo tenere per andare a Capo Nord e ridiscendere dalla Norvegia in 14 giorni di ferie. Per ora non ci penso. L'autostrada non è trafficata e alla prima sosta benzina faccio colazione svuotando i dolci freschi ancora caldi che la ragazza ha appena sfornato da dietro il bancone. Due motociclisti si uniscono al tavolino. Sono Danesi e anche loro stanno andando verso la Finlandia. Mi raccontano brevemente del loro viaggio e quando mi chiedono da dove vengo e gli dico dall'Italia, si entusiasmano e finisce che mi offrono la colazione nonostante il mio imbarazzato e insistito rifiuto. Ci salutiamo fuori dalla stazione di servizio loro salgono sulle loro custom e con i loro giubbotti in pelle ripartano. E qui succede il primo imprevisto. Infilo la chiave nel bauletto laterale di destra per aprire lo sportellino e infilare la bottiglia d'acqua appena acquistata ma la chiave non gira. Armeggio delicatamente per paura di romperla dentro ma niente da fare. L'acqua della notte precedente deve aver bloccato il già poco funzionale meccanismo interno. Armeggio ancora un po' ma niente. Provo con la laterale sinistra, stessa identica cosa. Prima che il panico mi assalga rientro nella stazione di servizio. mentre facevo colazione avevo notato una scaffale con in vendita materiale per auto, forse forse… Ed eccoli li il WD40 anche chiamato lo “sbloccante d'emergenza". Ne acquisto una bottiglietta e mentre pago rido sotto i baffi pensando che l'aveva esclusa dal bagagliaio alla partenza per stare più leggero. Ne riverso meta dentro, sotto, sopra e in ogni possibile pertugio della serratura e nel meccanismo che alla fine si sblocca. Sospiro di sollievo e riparto. La E4 corre dritta verso nord-est. Meno trafficata del previsto. Il paesaggio inizia a farsi sempre più verde e fitto le grandi fabbriche iniziano a lasciare il posto a foreste di querce e pioppi. Immancabile l'enorme magazzino di distribuzione dell'IKEA. Figurarsi se non me lo ritrovavo davanti. Poco prima della città' di Nykoping, ad una cinquantina di km da Stoccolma, il navigatore mi segnala l'uscita dall'autostrada. La cosa mi sembra strana, l'E4, sono sicuro, attraversa Stoccolma e la mia tappa si dovrebbe concludere una sessantina di km dopo nella città' di Uppsala. Non capisco cosa gli sia preso ma mi fido. Esco. Seguo le indicazioni sulla 53, una strada provinciale che attraversa le campagne e migliaia di laghi e laghetti. La strada non è trafficata a parte gli enormi articolati che evidentemente la usano per tagliare fuori Stoccolma dai loro itererai. Viene voglia di aprire un po' il gas ma devo stare attento è pieno di autovelox fissi anche se tutti segnalati almeno trecento metri prima. Passo i paesi di Sparreholm e Malmkoping in un paesaggio verdissimo di fitte foreste. All'ennesimo lago non resisto, mi fermo nell'area apposita sulla riva. Non c'è nessuno mi siedo ai tavoli in legno a prendere il sole guardando le acque calme. Dopo pochi minuti si ferma un motociclista, noto che anche lui è su di una suzuki v-strom. Iniziamo a fare due chiacchere nel linguaggio universale dei gesti. E' tedesco ma non parla inglese. Per una mezz'ora buona si "parla" di tutto. Lui non ha una meta, basta andare, forse arriverà a Capo Nord anche lui forse no, deciderà in seguita. La moto è soprattutto questo. Libertà assoluta. Ci salutiamo. Io riparto, devo recuperare un po' di tempo, la tappa non è ancora finita e devo anche cercare un posto dove pernottare. A Eskilstuna incrocio l'autostrada E20 che va a Stoccolma. Ho la sensazione che il navigatore con questa deviazione mi abbia fatto allungare il tragitto, inizio ad avere il dubbio che se continuo su queste strade tra laghi, ponti e foreste rischio di arrivare ad Uppsala a tarda sera e allora trovare un posto per dormire può diventare difficile. E’ il momento di fare di testa mia. Imbocco deciso la  E20 e il navigatore si adegua. Grosso errore. A una decina di km da Stoccolma il traffico diventa ingorgo. Si viaggia a passo d'uomo fino a Stoccolma sul tratto che passa sui vari isolotti della città. Colgo l'occasione per una visita veloce dell'isola e del quartiere di Sodermalm con le sue belle case ottocentesche. E' una visita veloce e fuori programma giusto per lasciare defluire un po' il traffico. Altro grosso errore. Il traffico non defluisce affatto, perché non è dovuto all'ora di punta ma ai pesanti lavori autostradali sul tratto che attraversa la città'. Ma non me rendo conto subito. Mi intestardisco a voler uscire da Stoccolma e a pernottare nella città' più tranquilla di Uppsala. Arrivo ad Uppsala alle 21 circa. Sudato e stanco morto. 50 km scarsi in 2 ore. Ci sono solo due campeggi in zona. Uno non lo trovo, l'altro è a nord della città' ma prima di attraversarla preferisco cercare nella zona sud. Giro quasi un'ora ma niente. Entro in centro ma non trovo alcun albergo con parcheggio per la moto e se lo hanno la reception è già chiusa oppure non hanno più posto. Stanco morto non ho voglia di fare altri km. La tappa è stata impegnativa. Ripiego su un costosissimo albergo a 1400 corone. Che come da regola sarà il peggiore provato. Ma tant'è, se davo retta al navigatore…
Area di sosta sulla strada svedese

Un area di sosta su una strada secondaria svedese a Eskilstuna.

Ordine e pulizia svedese

Ordine e pulizia scandinava.

Sodermalm quartiere di Stoccolma - Svezia

Quartiere di Sodermalm a Stoccolma – Svezia.

 

Giorno 5.

Partenza alle 8. Ritardo la colazione perché voglio fare più km possibile ed evitare il ripetersi della giornata precedente anche se la lezione dovrei averla imparata. L'autostrada inizia a salire verso nord costeggiando il Mar Baltico e risalendo l'enorme golfo di Botnia. La grosse città' svedesi sono ormai tutto a sud, alle mie spalle e questo tratto di autostrada E4 è veramente poco trafficato. In compenso aumentano le foreste di abeti. File interminabili e fitte che accompagnano la strada da entrambi i lati per centinaia e centinaia di km. verso le 10 la fame inizia a farsi sentire. Alla prima stazione di servizio metto la freccia e mi ritrovo davanti una cosa tra l'assurdo e l'abominevole. Una riproduzione di una città cinese con tanto di muraglia, altissima e un altissimo edificio a piani in perfetto stile orientale, il tutto nel bel mezzo del niente delle foreste svedesi. Ma cosa diavolo è? Per curiosità' mi fermo e noto che è un ristorante cinese. Vorrei conoscere quel pazzo che ha costruito sto coso qui nel mezzo del nulla. Riparto. Finalmente arrivo a una stazione di benzina normale. Faccio il pieno e mi faccio preparare al volo un bel piatto di wurstel con un pure e salse varie. Ho una fame. Sistemo il tutto sul tavolino all’aperto e poi sposto la moto dalla pompa di benzina al parcheggio adiacente. "It's long" mi dice un simpatico signore rotondo e basso sui settanta, riferendo alla moto. "Si è parecchio lunga", "Da dove viene?" "Dall'Italia", Sorride sorpreso "Da dove esattamente?" mi domanda. "Dal nord, conosce la città' Genova, vicino al confine con la Francia", Genova in genere la conosco un po' tutti. "Ah Genova….Sampdoria!!" mi dice, Porca miseria come diavolo fa a conoscere la Sampdoria che nemmeno gli italiani sanno cosa sia. Mi racconta che diversi anni fa aveva viaggiato in Italia con il camper facendo diversi km e visitando moltissime città del nostro paese. Da come gli si illuminano gli occhi mentre me ne parla capisco che da giovane doveva essere stato anche lui un viaggiatore. Gli chiedo dove sta andando su questo tratto di autostrada poco frequentato. mi dice che ogni hanno lui e sua moglie fanno quel tratto partendo dal sud della Svezia dove abitano fino in Finlandia, nel paese natale di sua moglie. "Tremila km tra andata e ritorno" mi dice orgoglioso. Mi racconta ancora e gli racconto ancora poi ci si saluta lui sale in macchina e io mi dirigo al tavolino per gustarmi la mia super colazione. Intanto un nugolo di uccelli enormi bisticciano proprio sul tavolo dove ho lasciato la mia colazione, avranno sentito l'odore…anzi no maledizione hanno proprio visto la mia colazione e se la stanno divorando. Corro ma ormai un wurstel ha preso il volo. "Troppo tardi" dico a una coppia che ha visto la scena sorridendo. Prendo il resto della stramaledetta colazione e la butto nel bidone. Non la mangio io non la mangiate neanche voi! dico agli uccelli che volano in cerchio sulla mia testa. Bene la giornata è iniziata maluccio. Mi girano. Allora risalgo in moto. Alla prossima stazione di servizio, dopo una cinquantina di km, mi fermo per un’altra colazione ma stavolta non la molla un attimo. Mentre pago la ragazza mi da la cartolina dei punti benzina. Credo sia il suo primo giorno di lavoro. Riparto e tra foreste infinite e laghi arrivo a Sundsvall e poi a Umea, una ordinata cittadina. Sono a 400km dal circolo artico. All'orizzonte però vedo di nuovo l'enorme perturbazione. L'ho raggiunta di nuovo. Nuvole nerissime e ogni tanto lampi. la temperatura è scesa. Inutile continuare, pernotto a un ibis hotel, ottimo, molto meglio del super hotel della notte scorsa e a un prezzo molto più ragionevole. Alla sera scambio un drink e due chiacchere con la ragazza della reception che tra due settimane verrà in Italia per le vacanze con amici in macchina. Ci scambiamo dritte sui rispettivi viaggi poi controllo nuovamente il tempo. Non ci siamo proprio. Previsioni pessime. Inizio a riflettere se mi conviene rischiare di usare tutti i giorni di vacanza a disposizione per provare ad arrivare a capo nord con questo brutto tempo o se è meglio che devii a ovest ed entri in Norvegia e spenda i restanti giorni a visitare il centro-sud del paese. I fiordi e la strada atlantica mi solleticano. Se riuscissi in qualche modo ad arrivare a Capo Nord nel ridiscendere non avrei tempo per fermarmi a vedere quasi niente a parte quello che vedrei sulla strada. Deciso! Cambio il programma. Domani si va ad ovest. Norvegia.

Cina o Svezia

Ma sono in Svezia o in Cina?

Svezia

Paesini e laghi svedesi.

Campagna svedese

Le bianche e vivaci case svedesi

Le vivaci case svedesi.

bianche e vivaci case svedesi

Cielo svedese carico di pioggia

Cielo svedese carico di pioggia.

Ore 23 di sera in Scandinavia sole tramonta solo per poche ore_

Sono le 23 e la notte a queste latitudini in questo periodo non scende praticamente mai. Il sole tramonta per poche ore.

 

Giorno 6.

Sono carico come una molla. Mi piace improvvisare, e il cambio di programma pianificato la sera precedente è un ottimo diversivo. Alle 8 ho già finito la colazione e la preparazione dei bagagli, inizio subito a caricare la moto, poi l'ultimo controllo. Carte di credito, i soldi ci sono, chiavi della moto anche, passaporto ok, libretto moto… libretto moto? Nella borsa serbatoio non c'è. Strano. Apro di la, apro di qua ma niente. In un attimo il battito cardiaco sale a mille. Sudo freddo. Calma. Deve essere qui. Lo avevo ieri nella borsa serbatoio e poi è tutto dentro in una spessa busta di plastica gialla insieme all'assicurazione e al bollo di certo non si è volatilizzato. Metto sotto sopra la stanza. Niente. Chiedo alla reception se per caso qualcuno avesse trovato una busta di plastica gialla ma la ragazza sconsolata mi fa segno di no con il capo. Sento la serpeggiante sensazione che la fortuna mi stia girando le spalle. Esco nel parcheggio dell'hotel, sono quasi le 9, apro tutte le valigie, tiro fuori tutto, Niente di niente. Ritorno in camera rimetto sotto sopra nuovamente tutto. L'ultima cosa che avevo immaginato poteva succedere sta invece succedendo. Ormai mi sto rassegnando anche perché' non ho più luoghi in cui cercare a meno di non rivoltare l'intero albero. Libretto della moto, bollo, tagliando dell'assicurazione e carta verde. Ho perso tutto. In viaggi come questo l'imprevisto di smarrire qualcosa è in verità' sempre dietro l'angolo. si è sempre in movimento, quasi mai più di un giorno nello stesso posto, è un continuo fare, disfare, caricare e scaricare i bagagli. Le prime cose che si possono smarrire sono i soldi, il passaporto o le carte di credito che sono quelle che si usano di più. Ecco perché' i soldi li divido e li sistemo in due o tre posti differenti, giacca, borse e pantaloni così come le carte di credito. mentre per il passaporto e i documenti della moto mi porto dietro delle fotocopie degli originali. Le tengo in un borsellino appeso al collo e di li che guardo immediatamente. Ho tutte le fotocopie comprese quelle del tagliando assicurativo e della carta verde. Ma appena guardo la data su questi ultimi capisco che la fortuna è definitivamente volata via. La carta verde è quella dell'anno scorso così come il tagliando assicurativo. Copie che avevo fatto prima del precedente viaggio, poi però ho sospeso l'assicurazione per l'inverno e pochi mesi l’ho riattivata e la compagnia assicuratrice mi ha inviato i nuovi documenti di cui non ho proprio pensato a fare nuove copie. Tirerei una testata sul muro se avessi il casco da indossare sottomano. Me ne frego. E' la prima cosa che mi viene spontanea soffocato dalla rabbia. Poi mi siedo sul letto e mi lascio sbollentare. Penso e ripenso poi tiro un sospiro di rassegnazione, si torna a casa. Mi collego ad internet e recupero una copia del contratto assicurativo ricevuto per email alla riattivazione della polizza e me lo faccio stampare dalla ragazza alla reception. So che non servirà a una bella mazza se dovessi avere un sinistro all'estero senza la carta verde ma almeno mi fa sentire un minimo, molto minimo, più tranquillo e soprattutto meno idiota. Carico tutto e parto. Imbocco l'autostrada dopo venti km esco. Al diavolo meno frego, torno indietro voglio proseguire verso la Norvegia. succeda quel che succeda. Dopo dieci km esco di nuovo. E così via per i cento km che separano Umea a Omskoldsvik. infine cedo alla prudenza, forse eccessiva. avessi avuto la copia della carta verde avrei proseguito anche con l'incognita di non avere i documenti originali. Non si sa mai come possano reagire le assicurazioni o la polizia con uno straniero in motocicletta che ha magari tamponato un automobilista e che presenta una copia di un originale. Onestamente non mi è mai capitato e non ho nessuna intenzione di provare l'esperienza. Ma la mia situazione è ancora peggiore, non ho proprio alcuna copia della carta verde con me e all’estero l’unica cosa che prova che il veicolo è assicurato e che l’assicurazione è valida in quel  determinato paese è proprio la carta verde. Basta pensieri o incazzature, ho 3000km da fare per rientrare, e 7 nazioni e un paio di dogane da attraversare ma soprattutto ho tutto il tempo per farmene una ragione. Il viaggio finisce qui. Una lezione che mi servirà per la prossima volta.

 

Sorgere del sole in Danimarca sullo Sfondo Malmo e la costa svedese

Sorgere del sole in Danimarca, sullo sfondo Malmö e la costa svedese. Si torna a casa.

Giorno 1.

La sveglia è alle 6.45. Voglio partire presto, la prima tappa è lunga e non so quanti km riuscirò a mettere sotto le ruote per la sera. Devo sfruttare al meglio le ore di luce. Almeno questa è l’intenzione ma come al solito tra una controllata al bagaglio e un’altra alla moto, mi ricordo all’ultimo momento che devo anche passare al bancomat a prendere un po’ di contante in euro e poi fare benzina. Alle 8.15 la moto è carica, il bancomat svuotato e mi dirigo al benzinaio. Due chiacchiere sul viaggio e poi via entro in autostrada. Sono le 8.45 e il sole è già alto. Se dipendesse da me sarei già’ in Svizzera, fuori dall’Italia, ma devo trattenere la frenesia, ho parecchi km da fare nei prossimi giorni e la fatica inevitabilmente finirà’ per accumularsi. Abbastanza tranquillo, e con soste regolari ogni 150km arrivo all’autogrill tra Alessandria e Milano per la prima sosta benzina. Acquisto un panino per il pranzo e scarico un po’ di liquidi. Mentre mi asciugo le mani nei bagni mi sento chiedere: "E’ una tank-bag?". Il ragazzo mi guarda la borsa da serbatoio che tengo sulla spalla. Due chiacchiere e scopro che e’ un motociclista in "borghese". Ci salutiamo e mentre nel parcheggio mi preparo a ripartire mi viene di nuovo incontro. "Dove sei diretto?" "Capo Nord", "Ma pensa, io parto per Capo Nord sabato prossimo", "Ma dai?!" "Che giro fai?" "Salgo dalla Svezia e Finlandia e scendo dalla Norvegia" "Io invece salgo dalla Norvegia, dovrei incontrarti mentre tu scendi" "Si è molto probabile, se ti vedo ti fermo sicuramente" "Si anche io, fai buon viaggio" "Anche tu, ci si vede lassù". Una stretta di mano e un caloroso sorriso e riparto. Gli incontri con i moto-viaggiatori sulla strada sono la linfa di una viaggio in moto. In un attimo sono alla dogana svizzera di Chiasso e li trovo la prima coda. Lentamente sotto un sole caldo, ma ancora non bollente per fortuna, arrivo al bar del piazzale, acquisto la vignetta per le autostrade svizzere, maledico gli svizzeri (37 euro) e tiro fuori il bel panino acquistato all’autogrill in precedenza. Sono passate le 12 e la tensione ha ormai lasciato il posto alla fame. Appena finito salgo in moto e faccio i venti metri fino alla linea di stop della dogana. A passo d’uomo e con un po’ di apprensione, quasi mi aspettassi l’imprevisto, l’attraverso guardando i doganieri svizzeri a lato. Loro mi guardano semplicemente e con un cenno del capo mi fanno transitare senza neanche fermarmi, Tiro un sospiro, l’Italia è alle spalle. Ora mi sento finalmente in viaggio, solo con me stesso e la mia moto, con le strade del mondo davanti e quella impagabile e meravigliosa sensazione di libertà’ assoluta. I paesaggi svizzeri diventano via via sempre più verdi e montuosi fino al culmine del San Bernardino, dove la strada sale leggermente in quota e le alpi, verdi e spruzzate di neve, fanno da splendida cornice. La strada-autostrada e’ perfetta e sinuosa, un paradiso per i bikers che transitano a centinaia in un senso e nell’altro. Imbocco il tunnel omonimo, buio e piuttosto stretto, e dall’altra parte inizio a sentire l’aria dell’Austria. Rasento e forse passo anche il confine con il Lichtenstein per poi uscire dall’autostrada a St Margrethen, proprio al confine con l’Austria. Decido di fare i dieci km austriaci che mi dividono dalla Germania, costeggiando il lago, invece che farli sulle autostrade austriache, non ho voglio di cercare e acquistare anche la vignetta austriaca, anche se è solo pochi euro. Arrivo alla dogana svizzero-austriaca e qui non c’è addirittura nessuno. neanche il traffico, è una dogana secondaria e non autostradale. lentamente passo. Sono in Austria, dalla parte austriaca la dogana è una rotonda, si proprio una rotonda dove a un uscita c’è un doganiere in bella tenuta da marinaretto che osserva sorridente. Mi accorgo che è la dogana austriaca semplicemente perché sbaglio uscita, la terza invece che la seconda e ci rientro una seconda volta e noto la scritta sull’asfalto. Passo la cittadina di Bregenz che si affaccia sul lago di Costanza. E’ piena di turisti che prendono il sole sulle rive, la temperatura è piuttosto calda. Arrivo al confine con la Germania e imbocco subito l’autostrada. Altre due nazioni alle spalle. Le autostrade tedesche sono perfette, ordinate, con stazioni di servizio e aeree parcheggio attrezzatissime, cartelli stradali con tonnellate di informazioni e soprattutto senza limiti di velocità’. Sono un po’ preoccupato immaginando i pazzi che a duecento all’ora superano passandomi a pochi centimetri o ai cambi di corsia alla Schumacher. Eppure niente di tutto questo. Sono tutti ordinati anche a duecento km all’ora. Mettono le frecce a ogni cambio di corsia, persino quando rientrano davanti a me dopo un sorpasso. E non appena compare un cartello che ne limita la velocità’ nei tratti pericolosi o per lavori in corso, tutti in fila a distanza di sicurezza e a velocità’ consentita. I km passano veloci. In una piazzola di sosta mi unisco ai tedeschi che nel fine settimana si mettono in viaggio, e nel mezzo del parco con tanto di panche tavoli e giochi per bambini mi faccio uno spuntino. Poi nel bellissimo prato mi sdraio anche io a digerire. Due chiacchiere con una motociclista tedesca nel linguaggio dei gesti. Io non parlo una parola di tedesco lei non una di inglese o italiano, infine riparto. Me la prendo comoda forse un po’ troppa e alle sette arrivo a Wurzburg all’hotel della catena Etap. Non ho riservato niente e c’è il pienone. Rimedio una camera, una delle ultime libere, fumatori purtroppo. ma non è il caso di storcere troppo il naso. I km fatti sono 830, sono un po’ stanco ed è tardi per cercare di meglio. Una doccia e via a letto, domani altra tappa verso il confine nord della Germania.

Sosta sotto le Alpi Svizzere

 

Giorno 2.

Mi alzo presto ma questa volta decido volutamente di prendermela comoda e mi godo la colazione buffet alla tedesca dell’albergo. Poi con calma carico la moto e parto verso le 9. Ancora sole che fortuna. E’ domenica e la strada è tutto sommato tranquilla. Punto il muso della strommina verso nord. Obbiettivo Flensburg, al confine con la Danimarca. Gli incontri con i motociclisti in viaggio si fanno via via sempre più frequenti. Penso che il viaggio in moto sia stato inventato proprio in questo paese. Carichi, con tende e bagagli i motociclisti tedeschi li incontri ovunque in Europa ma qui in Germania sono tantissimi che si muovono nei weekend. La tappa scorre via piacevole non sento fatica e la cosa mi galvanizza ancora di più’. In fondo sono a digiuno da viaggi in moto da molti anni e sinceramente mi aspettavo più’ stanchezza dopo la prima lunga tappa. Però preferisco dirlo sotto voce. Un paio di fermate a fare benzina e a mangiare qualcosa. Le stazioni di servizio in Germania e in Scandinavia sono dei veri propri supermercati, ci si trova di tutto, ma proprio di tutto. La benzina qui costa in media 1.60 euro. Meno che in Italia, che novità’. E oltre alla 95 e 98 ottani hanno anche la E10 a 1.55 euro circa, con 10% di bioetanolo. Le provo tutte, con predilezione per la E10 e la strommina sembra gradire. Da Dortmund in su il vento si fa più insistente e i generatori eolici nelle campagne tedesche si contano sulle dita di molte mani. Sono tanti e sono enormi. Da qui in su saranno una costante dei paesi nordici. Penso che in futuro, forse anche solo tra venti o trent’anni, questi paesi ne trarranno ancora più beneficio di quello che ne traggono oggi. Inizio ad essere stanco e le soste più frequenti ma alla fine arrivo a Flensburg dopo 660 km e tutto sommato abbastanza presto, sono le 17. L’hotel è un altro Etap in centro alla città’. tanto in centro che il navigatore mi, e si, confonde. In compenso faccio un bel giro della cittadina. poi a pochi isolati trovo un parcheggio a pagamento per piazzare la moto ed entrare nell’albergo a cercare una camera. Questa volta sono più fortunato, camera disponibile per non fumatori, colazione inclusa. Chiedo per il parcheggio e il gestore mi da una piantina della zona con segnati tutti i parcheggi a pagamento. Esco e ne passo in rassegna un paio. Tutti molto vicini all’albergo ma tutti all’aperto, preferirei trovarne uno al chiuso o meno accessibile dalla strada per poter lasciare su tutte le borse. Sono in Germania e difficilmente qui qualcuno fa brutti scherzi eppure ci sono una marea di coloratissimi e stravaganti giovani in città’ oggi e si sente una certa elettricità’ nell’aria. Giro a piedi in cerca di qualcosa di meglio. Dietro all’albergo in un’isolata traversa trovo un parcheggio per moto, non mi sembra a pagamento, per lo meno non trovo dove prendere un biglietto o pagare. parcheggio ugualmente ma non voglio fare l’italiano e non appena vedo un ragazzo uscire dall’edificio di fronte gli chiedo se posso lasciare la moto li per la notte, anche pagando. Lui mi spiega che il parcheggio è del palazzo ma che non c’è alcun problema se la lascio li per la notte. Lo ringrazio, scarico e prendo possesso della camera. Dopo una veloce doccia scendo sul porticciolo. la cittadina di Flensburg si affaccia sul Mar Baltico ed è coloratissima. E’ proprio a pochi km dal confine con la Danimarca e la comunità danese è piuttosto numerosa. Una specie di museo navale espone alcune barche a vela antiche. In giro ci sono molti turisti e parecchia eccitazione. Scatto foto a destra e sinistra e poi mi imbatto in un gruppo di giovani bardati a festa e domando che ci sia in città’ di così entusiasmante. Gioca la Germania tra pochi minuti nei campionati europei di calcio e proprio contro la Danimarca. E’ vero me ne ero dimenticato. Mi infilo in uno dei pub di fronte al porticciolo e tra una birra, wurstel e quattro chiacchiere in inglese assisto al primo tempo. Un delirio di bandiere tedesche. Poi la stanchezza prende il sopravvento. Saluto i compagni di tavolata offrendo una birra a tutti, la Germania stava vincendo agevolmente. Mi infilo a letto stanco, domani Danimarca e i suoi ponti.

Veloce pranzo in un area di sosta svedese

Sosta pranzo nelle verdissime e pulitissime aree sosta sull’autostrade tedesche.

Flensburg - Germania

La cittadina di Flensburg in Germania al confine con la Danimarca.

Passegiata sul Porto di Flensburg - Germania

Flensburg e il suo porto sul Mar Baltico.

Porto di Flensburg - Germania

Il Porto di Flensburg – Germania.

 

Giorno 3.

Mi alzo tardi, alle 8 passate e mi godo con calma la colazione scambiando due chiacchiere con un ragazzo asiatico in città per un colloquio di lavoro. Oggi la tappa di trasferimento è la più corta dell’intero viaggio. 440 km ma attraverserà’ l’intera Danimarca e le sue due principali isole, passando da Odense e Copenaghen per sbarcare poi in terra svedese. Carico la moto con tranquillità. Il tempo è ancora bello soleggiato anche se la temperatura inizia ad essere più fresca a questa latitudine ma perfetta per viaggiare. In un attimo sono in Danimarca. Il traffico sull’autostrada danese si fa più intenso. I paesaggi piatti sono letteralmente punteggiati di generatori eolici. Il 20% della produzione di energia elettrica della Danimarca arriva dall’eolico. E direi che si vede. Mi fermo a Odense per una seconda colazione ma riparto subito non vedo l’ora di mettere le ruote sul primo ponte. Ci arrivo davanti all’improvviso. E si notano subito i sui 6.7 km di arco. Me lo godo tutto a 90km/h, sembra di correre sul mare e la giornata è stupenda. Ai lati piccole barche a vela e grosse navi container a cui si passa letteralmente sopra la prua. Il vento che soffia costante non da più di tanto fastidio. All’arrivo sull’isola di Fionia, ma sbaglio e pago il pedaggio alle casse automatiche, già un po’ salato, per auto invece che per moto. L’emozione. Riprendo il cammino tra gli immancabili generatori eolici e il traffico dell’isola. Poi arrivo al tunnel. E’ un attimo e la strada abbandona la terra ferma e scende in picchiata sotto al mare. Il Drodgen tunnel, il più lungo tunnel ferroviario e autostradale sottomarino al mondo, collega l’isola Amager su cui si trova una parte della città’ di Copenaghen all’isolotto artificiale di Peberholm. Qui la strada sbuca di nuovo in superficie dopo aver viaggiato per 4 km a 10 metri sotto il livello del mare. Appena fuori, l’Oresund appare maestoso. Mi fermo e scatto foto. Poi salgo in sella e percorro i 7.8km di uno dei ponti più famoso al mondo. Quando passo sotto ai suoi due piloni di cemento quasi grido. 206 metri di altezza e 12 di larghezza. Impressionanti. Sotto, 57 metri di altezza dal pelo dell’acqua. Alla fine dei suoi 7.8 km il casello per il pedaggio, questa volta evito le casse automatiche e pago il giusto. I doganieri mi fanno cenno con un sorriso di passare. Benvenuto in Svezia e nella penisola Scandinava. E’ il primo pomeriggio ormai e Malmö sonnecchia. Poco traffico nonostante sia lunedì. Il cielo però cambia in peggio e inizia ad annuvolarsi. Mi fermo a fare benzina, la tappa sta quasi finendo e preferisco rimanere con il serbatoio pieno. Costeggio dirigendomi verso nord ovest. A Helsingborg esco dall’autostrada e inizio a cercare il bed and breakfast che mi ero segnato. ci arrivo in pochi minuti. E’ proprio sul mare appena fuori dalla città di Helsingborg. Il posto è stupendo. Piccole case bianche immerse in splendidi giardini in mezzo alla campagna ma a due passi dal mare che divide dalla Danimarca. Però non c’è nessuno. E’ pomeriggio e credo molti siano ancora la lavoro mentre l’ingresso del bed and breakfast non lo trovo proprio. Aspetto alcuni minuti che qualcuno appaia poi decido che è meglio ripiegare su un hotel nella vicina cittadina. Raa o qualcosa di simile. Al primo hotel, carino, la ragazza, altrettanto, mi spara 995 corone svedesi. Lei, quasi quasi, mi convince ma un rapido calcolo in euro mi fa saggiamente cambiare idea. Mi inoltro nella città’ di Helsingborg e nel suo caotico traffico. Il miglior prezzo che spunto è 900 corone. "E’ l’ultima stanza" mi dice uno svedese dai capelli bianchi che sbuca da dietro la reception seguito da una giovane svedese nera di capelli, forse un po’ poco svedese, con due tette enormi e una mini gonna un po’ troppo alzata. "è un ottimo prezzo con parcheggio e colazione" aggiunge l’uomo sbrigativamente mostrando fretta di tornare nello stanzino dietro al bancone con la prorompente giovane. Sull’ottimo prezzo gli esterno i miei dubbi e lo saluto. Decido di ritornare suoi miei passi quando inizia a piovere. Prima due gocce, poi sempre più insistentemente. Dopo un’ora di pioggia e di giri a vuoto ritorno al primo BB questa volta nel parcheggio in ghiaia, al centro dell’agglomerato, sbuca una coppia di anziani su una vecchia macchina. Li fermo. Non parlano una parola di Inglese ma appena accenno: "Bed&Breakfast" raddrizzano le orecchie e gentilissimi mi ci portano direttamente. Era a venti metri ma sulla porta non c’era alcuna indicazione. Suono e finalmente un altra gentilissima signora sulla sessantina mi apre. Stanza 1 che si affaccia nel giardino principale a pochi metri dal mare. 390 corone. Appena finita di scaricare la moto. La pioggia inizia a scendere a secchi sbattuta da un forte vento. Sono stanco, bagnato e uscire con questa acqua e’ praticamente impossibile. Doccia calda e partita davanti alla televisione poi nanna. Per oggi mi fermo qui.

Il Parco eolico marino nell'Oresund - Danimarca

L’enorme parco eolico marino nell’Oresund – Danimarca.

Il Ponte dell'Oresund collega Danimarca e Svezia

I 7.8 km del ponte sull’Oresund che collega la Danimarca alla Svezia

Bed and Breakfast sul mare in Svezia

Il bed&breakfast alle porte della città di Helsingborg sulla costa svedese.

Il mar Baltico e la costa Danese sullo sfondo

Il sole che rischiara il mar Baltico e sullo sfondo la costa Danese.

Giorno 4.

Partenza presto. 7.30 sono già sull’autostrada svedese E4 direzione Stoccolma. Il tempo è purtroppo nuvoloso. La sera ho chiesto al gestore del bed&breakfast di farmi dare un occhiata alle previsioni del tempo per i prossimi quattro giorni nel nord della Svezia, Finlandia e Capo Nord. L’enorme perturbazione che ieri è passata qui sulla costa sud svedese riversando litri d’acqua si sta muovendo verso nord. Oltre alle violenti piogge, a Capo Nord per Venerdì si prevedono 2 gradi di massima. Non è tanto il freddo a preoccuparmi quanto le piogge viste ieri che non permettono di tenere percorrenze medie sui 500-600 km al giorno, che sono il minimo che devo tenere per andare a Capo Nord e ridiscendere dalla Norvegia in 14 giorni di ferie. Per ora non ci penso. L’autostrada non è trafficata e alla prima sosta benzina faccio colazione svuotando i dolci freschi ancora caldi che la ragazza ha appena sfornato da dietro il bancone. Due motociclisti si uniscono al tavolino. Sono Danesi e anche loro stanno andando verso la Finlandia. Mi raccontano brevemente del loro viaggio e quando mi chiedono da dove vengo e gli dico dall’Italia, si entusiasmano e finisce che mi offrono la colazione nonostante il mio imbarazzato e insistito rifiuto. Ci salutiamo fuori dalla stazione di servizio loro salgono sulle loro custom e con i loro giubbotti in pelle ripartano. E qui succede il primo imprevisto. Infilo la chiave nel bauletto laterale di destra per aprire lo sportellino e infilare la bottiglia d’acqua appena acquistata ma la chiave non gira. Armeggio delicatamente per paura di romperla dentro ma niente da fare. L’acqua della notte precedente deve aver bloccato il già poco funzionale meccanismo interno. Armeggio ancora un po’ ma niente. Provo con la laterale sinistra, stessa identica cosa. Prima che il panico mi assalga rientro nella stazione di servizio. mentre facevo colazione avevo notato una scaffale con in vendita materiale per auto, forse forse… Ed eccoli li il WD40 anche chiamato lo “sbloccante d’emergenza". Ne acquisto una bottiglietta e mentre pago rido sotto i baffi pensando che l’aveva esclusa dal bagagliaio alla partenza per stare più leggero. Ne riverso meta dentro, sotto, sopra e in ogni possibile pertugio della serratura e nel meccanismo che alla fine si sblocca. Sospiro di sollievo e riparto. La E4 corre dritta verso nord-est. Meno trafficata del previsto. Il paesaggio inizia a farsi sempre più verde e fitto le grandi fabbriche iniziano a lasciare il posto a foreste di querce e pioppi. Immancabile l’enorme magazzino di distribuzione dell’IKEA. Figurarsi se non me lo ritrovavo davanti. Poco prima della città’ di Nykoping, ad una cinquantina di km da Stoccolma, il navigatore mi segnala l’uscita dall’autostrada. La cosa mi sembra strana, l’E4, sono sicuro, attraversa Stoccolma e la mia tappa si dovrebbe concludere una sessantina di km dopo nella città’ di Uppsala. Non capisco cosa gli sia preso ma mi fido. Esco. Seguo le indicazioni sulla 53, una strada provinciale che attraversa le campagne e migliaia di laghi e laghetti. La strada non è trafficata a parte gli enormi articolati che evidentemente la usano per tagliare fuori Stoccolma dai loro itererai. Viene voglia di aprire un po’ il gas ma devo stare attento è pieno di autovelox fissi anche se tutti segnalati almeno trecento metri prima. Passo i paesi di Sparreholm e Malmkoping in un paesaggio verdissimo di fitte foreste. All’ennesimo lago non resisto, mi fermo nell’area apposita sulla riva. Non c’è nessuno mi siedo ai tavoli in legno a prendere il sole guardando le acque calme. Dopo pochi minuti si ferma un motociclista, noto che anche lui è su di una suzuki v-strom. Iniziamo a fare due chiacchere nel linguaggio universale dei gesti. E’ tedesco ma non parla inglese. Per una mezz’ora buona si "parla" di tutto. Lui non ha una meta, basta andare, forse arriverà a Capo Nord anche lui forse no, deciderà in seguita. La moto è soprattutto questo. Libertà assoluta. Ci salutiamo. Io riparto, devo recuperare un po’ di tempo, la tappa non è ancora finita e devo anche cercare un posto dove pernottare. A Eskilstuna incrocio l’autostrada E20 che va a Stoccolma. Ho la sensazione che il navigatore con questa deviazione mi abbia fatto allungare il tragitto, inizio ad avere il dubbio che se continuo su queste strade tra laghi, ponti e foreste rischio di arrivare ad Uppsala a tarda sera e allora trovare un posto per dormire può diventare difficile. E’ il momento di fare di testa mia. Imbocco deciso la  E20 e il navigatore si adegua. Grosso errore. A una decina di km da Stoccolma il traffico diventa ingorgo. Si viaggia a passo d’uomo fino a Stoccolma sul tratto che passa sui vari isolotti della città. Colgo l’occasione per una visita veloce dell’isola e del quartiere di Sodermalm con le sue belle case ottocentesche. E’ una visita veloce e fuori programma giusto per lasciare defluire un po’ il traffico. Altro grosso errore. Il traffico non defluisce affatto, perché non è dovuto all’ora di punta ma ai pesanti lavori autostradali sul tratto che attraversa la città’. Ma non me rendo conto subito. Mi intestardisco a voler uscire da Stoccolma e a pernottare nella città’ più tranquilla di Uppsala. Arrivo ad Uppsala alle 21 circa. Sudato e stanco morto. 50 km scarsi in 2 ore. Ci sono solo due campeggi in zona. Uno non lo trovo, l’altro è a nord della città’ ma prima di attraversarla preferisco cercare nella zona sud. Giro quasi un’ora ma niente. Entro in centro ma non trovo alcun albergo con parcheggio per la moto e se lo hanno la reception è già chiusa oppure non hanno più posto. Stanco morto non ho voglia di fare altri km. La tappa è stata impegnativa. Ripiego su un costosissimo albergo a 1400 corone. Che come da regola sarà il peggiore provato. Ma tant’è, se davo retta al navigatore…
Area di sosta sulla strada svedese

Un area di sosta su una strada secondaria svedese a Eskilstuna.

Ordine e pulizia svedese

Ordine e pulizia scandinava.

Sodermalm quartiere di Stoccolma - Svezia

Quartiere di Sodermalm a Stoccolma – Svezia.

Giorno 5.

Partenza alle 8. Ritardo la colazione perché voglio fare più km possibile ed evitare il ripetersi della giornata precedente anche se la lezione dovrei averla imparata. L’autostrada inizia a salire verso nord costeggiando il Mar Baltico e risalendo l’enorme golfo di Botnia. La grosse città’ svedesi sono ormai tutto a sud, alle mie spalle e questo tratto di autostrada E4 è veramente poco trafficato. In compenso aumentano le foreste di abeti. File interminabili e fitte che accompagnano la strada da entrambi i lati per centinaia e centinaia di km. verso le 10 la fame inizia a farsi sentire. Alla prima stazione di servizio metto la freccia e mi ritrovo davanti una cosa tra l’assurdo e l’abominevole. Una riproduzione di una città cinese con tanto di muraglia, altissima e un altissimo edificio a piani in perfetto stile orientale, il tutto nel bel mezzo del niente delle foreste svedesi. Ma cosa diavolo è? Per curiosità’ mi fermo e noto che è un ristorante cinese. Vorrei conoscere quel pazzo che ha costruito sto coso qui nel mezzo del nulla. Riparto. Finalmente arrivo a una stazione di benzina normale. Faccio il pieno e mi faccio preparare al volo un bel piatto di wurstel con un pure e salse varie. Ho una fame. Sistemo il tutto sul tavolino all’aperto e poi sposto la moto dalla pompa di benzina al parcheggio adiacente. "It’s long" mi dice un simpatico signore rotondo e basso sui settanta, riferendo alla moto. "Si è parecchio lunga", "Da dove viene?" "Dall’Italia", Sorride sorpreso "Da dove esattamente?" mi domanda. "Dal nord, conosce la città’ Genova, vicino al confine con la Francia", Genova in genere la conosco un po’ tutti. "Ah Genova….Sampdoria!!" mi dice, Porca miseria come diavolo fa a conoscere la Sampdoria che nemmeno gli italiani sanno cosa sia. Mi racconta che diversi anni fa aveva viaggiato in Italia con il camper facendo diversi km e visitando moltissime città del nostro paese. Da come gli si illuminano gli occhi mentre me ne parla capisco che da giovane doveva essere stato anche lui un viaggiatore. Gli chiedo dove sta andando su questo tratto di autostrada poco frequentato. mi dice che ogni hanno lui e sua moglie fanno quel tratto partendo dal sud della Svezia dove abitano fino in Finlandia, nel paese natale di sua moglie. "Tremila km tra andata e ritorno" mi dice orgoglioso. Mi racconta ancora e gli racconto ancora poi ci si saluta lui sale in macchina e io mi dirigo al tavolino per gustarmi la mia super colazione. Intanto un nugolo di uccelli enormi bisticciano proprio sul tavolo dove ho lasciato la mia colazione, avranno sentito l’odore…anzi no maledizione hanno proprio visto la mia colazione e se la stanno divorando. Corro ma ormai un wurstel ha preso il volo. "Troppo tardi" dico a una coppia che ha visto la scena sorridendo. Prendo il resto della stramaledetta colazione e la butto nel bidone. Non la mangio io non la mangiate neanche voi! dico agli uccelli che volano in cerchio sulla mia testa. Bene la giornata è iniziata maluccio. Mi girano. Allora risalgo in moto. Alla prossima stazione di servizio, dopo una cinquantina di km, mi fermo per un’altra colazione ma stavolta non la molla un attimo. Mentre pago la ragazza mi da la cartolina dei punti benzina. Credo sia il suo primo giorno di lavoro. Riparto e tra foreste infinite e laghi arrivo a Sundsvall e poi a Umea, una ordinata cittadina. Sono a 400km dal circolo artico. All’orizzonte però vedo di nuovo l’enorme perturbazione. L’ho raggiunta di nuovo. Nuvole nerissime e ogni tanto lampi. la temperatura è scesa. Inutile continuare, pernotto a un ibis hotel, ottimo, molto meglio del super hotel della notte scorsa e a un prezzo molto più ragionevole. Alla sera scambio un drink e due chiacchere con la ragazza della reception che tra due settimane verrà in Italia per le vacanze con amici in macchina. Ci scambiamo dritte sui rispettivi viaggi poi controllo nuovamente il tempo. Non ci siamo proprio. Previsioni pessime. Inizio a riflettere se mi conviene rischiare di usare tutti i giorni di vacanza a disposizione per provare ad arrivare a capo nord con questo brutto tempo o se è meglio che devii a ovest ed entri in Norvegia e spenda i restanti giorni a visitare il centro-sud del paese. I fiordi e la strada atlantica mi solleticano. Se riuscissi in qualche modo ad arrivare a Capo Nord nel ridiscendere non avrei tempo per fermarmi a vedere quasi niente a parte quello che vedrei sulla strada. Deciso! Cambio il programma. Domani si va ad ovest. Norvegia.

Cina o Svezia

Ma sono in Svezia o in Cina?

Svezia

Paesini e laghi svedesi.

Campagna svedese

Le bianche e vivaci case svedesi

Le vivaci case svedesi.

bianche e vivaci case svedesi

Cielo svedese carico di pioggia

Cielo svedese carico di pioggia.

Ore 23 di sera in Scandinavia sole tramonta solo per poche ore_

Sono le 23 e la notte a queste latitudini in questo periodo non scende praticamente mai. Il sole tramonta per poche ore.

Giorno 6.

Sono carico come una molla. Mi piace improvvisare, e il cambio di programma pianificato la sera precedente è un ottimo diversivo. Alle 8 ho già finito la colazione e la preparazione dei bagagli, inizio subito a caricare la moto, poi l’ultimo controllo. Carte di credito, i soldi ci sono, chiavi della moto anche, passaporto ok, libretto moto… libretto moto? Nella borsa serbatoio non c’è. Strano. Apro di la, apro di qua ma niente. In un attimo il battito cardiaco sale a mille. Sudo freddo. Calma. Deve essere qui. Lo avevo ieri nella borsa serbatoio e poi è tutto dentro in una spessa busta di plastica gialla insieme all’assicurazione e al bollo di certo non si è volatilizzato. Metto sotto sopra la stanza. Niente. Chiedo alla reception se per caso qualcuno avesse trovato una busta di plastica gialla ma la ragazza sconsolata mi fa segno di no con il capo. Sento la serpeggiante sensazione che la fortuna mi stia girando le spalle. Esco nel parcheggio dell’hotel, sono quasi le 9, apro tutte le valigie, tiro fuori tutto, Niente di niente. Ritorno in camera rimetto sotto sopra nuovamente tutto. L’ultima cosa che avevo immaginato poteva succedere sta invece succedendo. Ormai mi sto rassegnando anche perché’ non ho più luoghi in cui cercare a meno di non rivoltare l’intero albero. Libretto della moto, bollo, tagliando dell’assicurazione e carta verde. Ho perso tutto. In viaggi come questo l’imprevisto di smarrire qualcosa è in verità’ sempre dietro l’angolo. si è sempre in movimento, quasi mai più di un giorno nello stesso posto, è un continuo fare, disfare, caricare e scaricare i bagagli. Le prime cose che si possono smarrire sono i soldi, il passaporto o le carte di credito che sono quelle che si usano di più. Ecco perché’ i soldi li divido e li sistemo in due o tre posti differenti, giacca, borse e pantaloni così come le carte di credito. mentre per il passaporto e i documenti della moto mi porto dietro delle fotocopie degli originali. Le tengo in un borsellino appeso al collo e di li che guardo immediatamente. Ho tutte le fotocopie comprese quelle del tagliando assicurativo e della carta verde. Ma appena guardo la data su questi ultimi capisco che la fortuna è definitivamente volata via. La carta verde è quella dell’anno scorso così come il tagliando assicurativo. Copie che avevo fatto prima del precedente viaggio, poi però ho sospeso l’assicurazione per l’inverno e pochi mesi l’ho riattivata e la compagnia assicuratrice mi ha inviato i nuovi documenti di cui non ho proprio pensato a fare nuove copie. Tirerei una testata sul muro se avessi il casco da indossare sottomano. Me ne frego. E’ la prima cosa che mi viene spontanea soffocato dalla rabbia. Poi mi siedo sul letto e mi lascio sbollentare. Penso e ripenso poi tiro un sospiro di rassegnazione, si torna a casa. Mi collego ad internet e recupero una copia del contratto assicurativo ricevuto per email alla riattivazione della polizza e me lo faccio stampare dalla ragazza alla reception. So che non servirà a una bella mazza se dovessi avere un sinistro all’estero senza la carta verde ma almeno mi fa sentire un minimo, molto minimo, più tranquillo e soprattutto meno idiota. Carico tutto e parto. Imbocco l’autostrada dopo venti km esco. Al diavolo meno frego, torno indietro voglio proseguire verso la Norvegia. succeda quel che succeda. Dopo dieci km esco di nuovo. E così via per i cento km che separano Umea a Omskoldsvik. infine cedo alla prudenza, forse eccessiva. avessi avuto la copia della carta verde avrei proseguito anche con l’incognita di non avere i documenti originali. Non si sa mai come possano reagire le assicurazioni o la polizia con uno straniero in motocicletta che ha magari tamponato un automobilista e che presenta una copia di un originale. Onestamente non mi è mai capitato e non ho nessuna intenzione di provare l’esperienza. Ma la mia situazione è ancora peggiore, non ho proprio alcuna copia della carta verde con me e all’estero l’unica cosa che prova che il veicolo è assicurato e che l’assicurazione è valida in quel  determinato paese è proprio la carta verde. Basta pensieri o incazzature, ho 3000km da fare per rientrare, e 7 nazioni e un paio di dogane da attraversare ma soprattutto ho tutto il tempo per farmene una ragione. Il viaggio finisce qui. Una lezione che mi servirà per la prossima volta.

 

Sorgere del sole in Danimarca sullo Sfondo Malmo e la costa svedese

Sorgere del sole in Danimarca, sullo sfondo Malmö e la costa svedese. Si torna a casa.